“Eri un desiderio dentro i nostri cuori. Oggi sei un miracolo tra le nostre braccia.” Queste parole introducono la straordinaria storia di Cecilia e della sua famiglia a Mosson di Cogollo del Cengio. Nata a soli 23 settimane e 5 giorni all’ospedale di Vicenza, con un peso di appena 505 grammi, Cecilia è diventata un simbolo di speranza e forza incredibile.

La mattina del 29 aprile ha segnato l’inizio di un percorso imprevisto e arduo per la madre di Cecilia, Emanuela Reghelin Suranghi, e il padre, Davide Bolcato. Affrontare il parto prematuro è stata solo la prima delle molteplici sfide che questa famiglia ha dovuto superare. “Quel giorno, tutto quello che credevamo di sapere sulla forza e la resilienza è stato messo alla prova,” ha condiviso la mamma di Cecilia, riflettendo sul viaggio che ha cambiato la loro vita.

Nei mesi successivi, Cecilia e sua madre hanno attraversato un percorso costellato di ostacoli medici e emotivi. Con ventuno trasfusioni di sangue necessarie per sostenere la piccola vita di Cecilia, ogni procedura rappresentava una speranza e al tempo stesso una fonte di ansia per la famiglia. “Ogni trasfusione era un promemoria della fragilità di Cecilia, ma anche della sua incredibile volontà di vivere,” ha raccontato la madre.

L’ossigeno e le intubazioni erano procedure quotidiane nella lotta di Cecilia per ogni respiro. Gli accessi venosi, spesso difficili da stabilire a causa delle sue minuscole vene, erano momenti di tensione palpabile. La madre di Cecilia ha vissuto accanto a lei ogni passo del cammino, confrontandosi con la realtà che la loro battaglia era tanto fisica quanto emotiva. “Vedere tua figlia lottare per la vita giorno dopo giorno ti cambia. Ti insegna cos’è davvero il coraggio,” ha dichiarato con emozione.

Nonostante le difficoltà, il legame tra Cecilia e sua madre si è rafforzato, alimentato dalla speranza e dall’amore incondizionato. La resilienza di Cecilia ha ispirato non solo la sua famiglia ma l’intera comunità di Mosson di Cogollo del Cengio. Il suo percorso verso la guarigione è diventato un racconto di speranza che ha superato i confini della loro piccola città.

La storia di Cecilia ha toccato profondamente la comunità locale, diventando un simbolo di speranza e resilienza. Per celebrare questo inno alla vita, è stata organizzata una piccola festa in suo onore al Centro Bar di Federica Mioni, un gesto che dimostra il calore e l’unità della comunità nel riconoscere e festeggiare la sua incredibile lotta per la vita.

Ora, Cecilia sta bene, cresce e oggi pesa 2.545 grammi. Beve il latte, seppur pochi millilitri, e regala sorrisi che, secondo sua madre, “ti fanno piangere dalla gioia e ti fanno dimenticare i momenti brutti e bui che abbiamo attraversato.”

I genitori di Cecilia hanno espresso profonda gratitudine verso coloro che hanno sostenuto la loro famiglia in questo viaggio. “Ringraziamo nonna Rita che negli ultimi due mesi ci ha aiutato andando in ospedale lei al mattino, il nonno Giorgio che con le sue preghiere ha fatto sì che tutto andasse sempre bene, la sorellona Beatrice che con le sue coccole e messaggi vocali ha fatto sì che Cecilia fosse amata anche da lei, lo zio Dario, le prozie Loretta, Rosetta, Antonella, Ornella, i cuginetti che con i loro disegni hanno abbellito l’incubatrice di Cecilia, la prozia M.Grazia che le ha fatto il suo primo Octopus vulgaris Cuvier e le persone che tramite messaggi o chiamate ci sono state vicine e chiedono sempre della piccola guerriera.”

Un ringraziamento speciale è stato rivolto anche allo staff medico e infermieristico che ha assistito Cecilia: “Inoltre dobbiamo ringraziare tutto lo staff medico i dottori Pece, Franchetti, le dottoresse Vedovato, Vanzo, Parata, Zamperetti, Gottardi, Grison, Dal Cengio per il sostegno che ci hanno dato, la chirurga Fasoli per la tempestività dell’intervento e per averci spiegato tutti gli interventi nei minimi dettagli (anche con disegni), l’infermieristico per averci dato consigli, aiuti, sopportato e supportato (soprattutto) in questi lunghi sette mesi. Lì ringrazieremo sempre per l’umanità dimostrata nei nostri confronti, soprattutto nei confronti di Cecilia.”

“La vita di Cecilia è una testimonianza della forza dello spirito umano, della scienza medica e del potere della comunità,” ha concluso la famiglia, ringraziando tutti coloro che hanno contribuito a questa straordinaria storia di sopravvivenza. “Evviva la vita. Evviva la nostra guerriera Cecilia,” un messaggio che risuona nel cuore di ogni abitante di Mosson, unendo tutti nel celebrare il miracolo della vita di Cecilia contro ogni previsione.

Laura San Brunone

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