Le organizzazioni religiose garantiscono tra il 30 e il 70 per cento dei servizi sanitari nei Paesi a basso o medio reddito, spesso nelle realtà più remote e vulnerabili: lo ha sottolineato oggi don Dante Carraro, scledense, direttore dell’ong Medici con l’Africa Cuamm.
L’occasione è stato un incontro ospitato dall’ambasciata d’Italia nella Santa Sede. Secondo don Carraro, quello offerto dalle organizzazioni e dagli enti religiosi è “un contributo importante ma sottostimato, verso il quale è necessario sollevare attenzione”.
Durante l’incontro, è stato presentato un rapporto realizzato negli ultimi due anni dal Cuamm, una ong nata nella diocesi di Padova nel 1950 e da allora impegnata a sud del Sahara. “E’ uno studio”, ha spiegato don Dante, “basato su analisi e testimonianze da 63 centri e strutture sanitarie situate in 11 Paesi dell’Africa, gestite da 48 organizzazioni religiose”.
Nel suo intervento il direttore del Cuamm ha evidenziato l’importanza del cosiddetto “ultimo miglio”, la distanza che è necessario “coprire” nelle zone più svantaggiate del mondo per garantire servizi e assistenza alle persone vulnerabili.
Medici con l’Africa opera in diverse regioni del continente, dall’Angola all’Etiopia, dal Mozambico al Sud Sudan, dalla Tanzania alla Sierra Leone.
L’incontro di oggi, nella sede dell’ambasciata a Palazzo Borromeo, è intitolato ‘Connect, strenghten and empower faith based organizations in delivering healthcare services’.

 

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