Novantotto infermieri morti di coronavirus. “Nel giorno della festa del lavoro il nostro pensiero ed il nostro onore va agli infermieri contagiati e morti sul lavoro, insieme al nostro impegno di lottare per una maggiore sicurezza sui luoghi di lavoro e stipendi dignitosi”.
I sindacati degli infermieri (Nursind) ricordano così, con belle parole e con una promessa di impegno, i loro colleghi che non ce l’hanno fatta, che ce l’hanno messa tutta per salvare altre vite umane mettendo a rischio la loro.
“Sarà un 1 maggio molto diverso per i lavoratori della Sanità del Veneto, in particolare per gli infermieri – sottolineano Andrea Bottega e Andrea Gregori, rispettivamente segretario nazionale e provinciale di Nursind – Covid-19 ha destabilizzato tutti gli equilibri e minato le sicurezze che ciascuno aveva prima della pandemia. Oggi, di fatto, la parola chiave è fragilità, nonostante l’impegno forte del comparto della Sanità”.
“E’ un 1 maggio decisamente difficile. Arriviamo a questo appuntamento, nell’anno internazionale dell’infermiere e dell’ostetrica – spiega il segretario provinciale del Nursind, Andrea Gregori – dopo oltre due mesi di incessante battaglia contro un nemico invisibile, il Coronavirus. Sono stati mesi incredibili ed inimmaginabili, dove la professione ha dato veramente tutto quello che poteva, senza risparmiare nulla. Mesi di lavoro in cui i rischi, i sacrifici e lo stato emotivo hanno messo a dura prova la tenuta di un’intera categoria”.
Il peggio è passato, ma sul campo le conseguenze sono pesanti. Stando ai dati Inail recentemente diffusi, infatti, al 21 aprile risultano 28.381 denunce di infortunio a seguito di Covid-19. Di queste, il 71% dei contagiati sono donne, con un’età media di 46 anni. Ed il settore della Sanità ed assistenza sociale (ospedali, case di cura e di riposo) registra il 72,8% delle denunce, un triste primato. Ben 98 denunce di infortunio hanno avuto esito mortale, a seguito di Covid-19, ed il 79,6% dei decessi ha riguardato uomini, con un’età media di 58 anni. Il settore della Sanità ed assistenza sociale (ospedali, case di cura e di riposo) registra il 42,2% dei decessi.
“Gli infermieri sono stati non solo la pima linea, ma l’unica linea contro il Coronavirus. A due mesi di distanza possiamo tranquillamente affermare – aggiunge Gregori – che questa prova gli infermieri l’hanno superata alla grande. L’abbiamo superata lasciando sul campo anche noi i nostri morti, i nostri feriti ed i nostri convalescenti. Dalla lettura dei dati Inail emerge chiaramente che gli infermieri hanno pagato il prezzo più alto della pandemia, in termini di contagiati e di morti sul lavoro”.
Un triste primato, che richiede una riflessione e, soprattutto, misure concrete a favore degli addetti. “Ai colleghi contagiati ed a quanti non ci sono più va l’onore del Nursind e l’impegno di lottare per una maggiore sicurezza sui luoghi di lavoro e stipendi dignitosi. Abbiamo chiesto alla Regione Veneto – conclude Gregori – di attivare dei percorsi di sorveglianza sanitaria attraverso i medici competenti delle Ulss per tutti gli operatori della Sanità che hanno contratto il virus oltre a ricomprenderli nel riconoscimento economico che la Regione si appresta a dare ai sanitari del Veneto. Pensiamo che mai come oggi sia necessario prendersi cura di cui ci ha curato”.
di Redazione Altovicentinonline