“Se la denuncia si riferisce alla libertà del Professor Andrea Crisanti di discutere pubblicamente le sue osservazioni,  riteniamo che la stessa possa costituire un pericoloso precedente avverso alla libertà della ricerca scientifica e offriamo a Crisanti il nostro sostegno. La tesi di Crisanti rientra nella normale prassi scientifica della formulazione di una ipotesi di lavoro e in quanto tale verificabile, o smentibile, attraverso ulteriori studi”. Sono 40 i medici firmatari di una lettera a sostegno del professionista, indagato per diffamazione da Azienda Zero della Regione Veneto, per il presunto studio svolto sui tamponi rapidi, che a detta dello scienziato, sarebbero inaffidabili. Farebbero sfuggire tre positivi su dieci.  Al microbiologo dell’Università di Padova, arriva la lettera di sostegno di 40 scienziati italiani, con primo firmatario il professor Silvio Garattini. Ma vi sono le sigle di altri noti medici di tutto il paese, che si schierano con Crisanti senza se e senza ma.

Gli antigenici sono uno spreco di soldi: facciamo almeno 200mila antigenici al giorno, al costo di 15-20 euro a test, sono almeno 3 milioni di euro buttati”. Aveva detto il microbiologo Andrea Crisanti, dell’Università di Padova, che interpellato dalla Dire ha spiegato perché questi test non si stanno rivelando utili, ma anzi danneggiano il tracciamento dell’epidemia, visto che, secondo lo studioso, il numero dei decessi che abbiamo corrisponde ad una popolazione di infetti almeno 4 volte quanto riscontrato ogni giorno. “I tamponi rapidi soffrono di due problematiche- sostiene  Crisanti- hanno una bassa sensibilità per cui tre positivi su dieci non sono intercettatiinoltre questi test non riconoscono alcune varianti. Basta guardare il tasso di positività degli antigenici per capire che: o si stanno facendo alle persone sbagliate, non intercettando il virus, o essi non riescono ad individuare tutti i positivi e questo sarebbe ben spiegato dal fatto che l’antigenico analizza solo il gene M mentre le varianti sono sul gene S. C’è poi l’aspetto dei decessi, che sono ancora un numero molto elevato. Questo dato ci indica che il numero di persone contagiate è molto più alto rispetto ai numeri riscontrati ogni giorno, parliamo di 35-40mila nuovi casi al giorno”.

Crisanti però vede una via d’uscita sull’uso degli antigenici: serve fare una moratoria, validarli tutti, verificare che siano adatti alle varianti ed utilizzarli con criteri differenti a seconda del contesto, perché i test rapidi non sono strumenti da bandire, anzi ci aiutano, solo che dobbiamo essere consapevoli di come e in quale contesto li impieghiamo: se è per tracciare rischiano di non essere efficienti, se è per fare uno screening periodico accompagnato anche da altri tipi di test allora sono una buona soluzione. Certo, per le varianti gli antigenici non bastano. Doveva esserci il consorzio nazionale per il sequenziamento delle varianti ma non è mai partito”.

E’ previsto per oggi intanto, il confronto  del governatore Luca Zaia in Commissione Sanità per spiegare la gestione della seconda ondata. Minoranze agguerrite: contestano  l’”agibilità democratica” in consiglio regionale e hanno proposto una commissione “sull’aumento in Veneto dei contagi e dei decessi” da ottobre 2020 a marzo 2021. Il loro sospetto è che non si sia dato retta allo studio di Crisanti che aveva messo in guardia dall’affidarsi esclusivamente ai test rapidi. Zaia, dal suo canto, ha detto subito si alla proposta della commissione.  Il governatore ha spiegato come a dover chiarire tanti aspetti  saranno i tecnici, non escludendo che possa essere invitato anche  Crisanti: ‘Questo rientra nelle prerogative del presidente della commissione – ha detto Zaia – io non mi sono mai opposto, la trasparenza è fondamentale’.

Report, seconda ondata di Covid e scia di morte, Zaia dice si alla commissione d’inchiesta

 

 

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