Due interventi di protesi in un’unica seduta operatoria: una metodica innovative che implica un elevato livello di competenze da parte dell’equipe, ma anche significativi vantaggi per i pazienti. Proprio in questo ambito l’Ortopedia dell’ospedale di Asiago ha fatto segnare un inedito primato: con 31 interventi di questo tipo già eseguiti dall’inizio dell’anno, è al primo posto in Veneto tra gli ospedali pubblici.

«Si tratta di un’opzione che tendiamo a proporre ai pazienti che necessitano di doppio intervento di protesi, ad esempio ad entrambe le anche o ad entrambe le ginocchia, in questo caso si parla di interventi bilaterali, ma anche ad anca e ginocchio dello stesso arto o arto differente – spiega Cesare Chemello, direttore dell’Unità Operativa Complessa di Ortopedia e Traumatologia dell’ospedale di Asiago –. Normalmente in questi casi si procede ad un primo intervento con conseguente prima riabilitazione, poi al secondo intervento e quindi ad un nuovo ciclo di riabilitazione. Ove ci sono le condizioni, invece, nel nostro reparto preferiamo innestare entrambe le protesi in un’unica sessione, una metodica innovativa nella quale possiamo contare su una casistica ormai molto ampia e favorevole».

Proprio i risultati di questa ampia casistica confermano gli importanti vantaggi per i pazienti: «Un primo tema – spiega ancora il dott. Chemello – riguarda il fatto che in questo modo il paziente viene sottoposto ad un’unica anestesia, che soprattutto in pazienti anziani o con altri fattori di fragilità comunque non è una procedura da sottovalutare, tanto è vero che gli interventi bilaterali sono indicati anche nei pazienti con altri fattori di complessità dal punto di vista clinico, proprio perché così facendo si riduce lo stress cardiocircolatorio rispetto alla doppia anestesia. Vi è poi una maggiore efficacia della riabilitazione, perché nel caso di due interventi separati la riabilitazione fatta dopo la prima seduta chirurgica non può che essere solo parziale se il paziente continua ad avere comunque un altro arto che non funziona correttamente, gli provoca dolore e lo limita nei movimenti».

A fronte di questi vantaggi, non mancano gli elementi aggiuntivi di complessità per l’equipe chirurgia, ed proprio per questo motivo che il primato dell’Ortopedia di Asiago in questo ambito rappresenta anche un indice degli elevati standard qualitativi del reparto: «La principale difficoltà è data dal tempo chirurgico – spiega  Chemello – perché si innestano due protesi anziché una, ma la durata complessiva dell’intervento deve rimanere invariata, in quanto per motivi di sicurezza non possiamo allungare i tempi dell’anestesia, certamente non raddoppiarli. Questo implica un elevato livello di tecnica ed esperienza, ma va anche detto che rispetto al passato siamo facilitati dall’utilizzo di nuove tecniche meno invasive, di protesi di nuova generazione e nuove tecnologie, che consentono un risparmio dell’osso e un sanguinamento inferiore e quindi una minore invasività chirurgica».

Subito dopo l’inserto delle protesi, il paziente viene già alzato in piedi e dal giorno successivo può iniziare una graduale riabilitazione. «Naturalmente questa è un po’ più complessa in caso di doppio intervento, ragione per cui questa metodica viene proposta a pazienti che devono essere ben motivati, ma in genere sono i pazienti stessi a chiedere questa possibilità, perché apprezzano i vantaggi del singolo intervento e della singola riabilitazione anche in termini di ritorno più rapido ad una vita normale e attiva».

Complessivamente, gli interventi protesici svolti dall’Ortopedia di Asiago dall’inizio dell’anno sono già 291, su pazienti provenienti per il 60% da fuori Altopiano. Non solo, nei primi 8 mesi dell’anno circa il 23% dei pazienti ricoverati era proveniente da altre Aziende Socio Sanitarie del Veneto o da altre regioni, confermando così la crescente capacità di attrazione del reparto.

Proprio il rilancio dell’attività protesica sta facendo da volano per la crescita complessiva del reparto: basti pensare che nei primi 8 mesi del 2022 i pazienti ricoverati erano stati 108, contro i 1.023 nello stesso periodo di quest’anno.

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