L’Italia in balia del Covid e dei contagi. Il Veneto è da 36 giorni la regione con la situazione più grave e appare scontato che dal 16 gennaio, dati i numeri, andrà in ‘zona rossa’. Un passaggio automatico, data l’incidenza settimanale dei casi che supera i 250 casi ogni centomila abitanti. Il Veneto è a oltre 450 e oggi, tutti i titoli di giornali danno per scontato il passaggio nella fascia rossa. Per cambiare una situazione che appare fuori controllo , il professor Gianpiero Dalla Zuanna dell’Università di Padova, dalle pagine de ‘Il Mattino’ ha dichiarato : “Con 250 nuovi positivi ogni 100 mila abitanti la regione Veneto sarebbe andata in zona rossa dalla fine di ottobre. Se andrà così, per invertire il trend dei contagi almeno per un mese bar, ristoranti, negozi, uffici e scuole superiori dovranno rimanere chiusi”
Il Governatore Luca Zaia ha dichiarato che è tutta colpa delle varianti inglesi del Covid, anche se il ‘doge’ rassicura tutti: ‘Il Veneto rimane comunque un modello’. Oggi il confronto tra Stato e Regioni per fare il punto sulla situazione in Italia e nelle regioni tutte, anche perchè le conseguenze del Natale le stanno subendo molti altri territori, che si sono auto messi in ‘zona rossa’.
In arrivo Dpcm nazionale
Nuove limitazioni e una stretta in particolare sulla movida, arrivata dopo gli ultimi episodi di assembramenti e feste illegali, vietando l’asporto dai bar a partire dalle 18 ed estendendo il divieto di spostamento tra regioni anche nelle zone gialle, così come avvenuto dalle feste di Natale ad oggi. Il governo prepara il nuovo Dpcm che dovrà entrare in vigore dal 16 gennaio. Ma sul tavolo c’è anche la possibilità di istituire una zona bianca, seppur difficile da raggiungere (servirebbe un Rt sotto 0.5), in cui poter riaprire tutto senza limitazioni.
Sono le ipotesi trapelate al termine della riunione del premier Giuseppe Conte con i capi delegazione e che saranno presentate oggi alle Regioni nel vertice con il ministro Francesco Boccia. Un incontro nel quale i governatori hanno già annunciato di volersi opporre a quella sembra molto più di un’ipotesi, e cioè alla possibilità di far scattare automaticamente la zona rossa nel caso si superasse il limite dei 250 contagiati per 100 mila abitanti. Una raccomandazione, perorata dagli scienziati, che però potrà vedere la luce solo dopo il confronto di domani e solo dopo il passaggio in parlamento del ministro della Salute, Roberto Speranza, in programma il 13 gennaio.
Per questo nel nuovo Dpcm non dovrebbe cambiare la norma che prevede la possibilità una sola volta al giorno e per un massimo di due persone (oltre ai minori di 14 anni) di andare a trovare amici o parenti. Nel provvedimento, oltre alla scuola, entrerà molto probabilmente anche la proroga della chiusura degli impianti da sci, che al momento dovrebbero riaprire il 18 gennaio. L’unica cosa certa al momento è che il nuovo provvedimento – al quale sarà affiancato un Dl per estendere il divieto di spostamento tra le regioni – continuerà a prevedere le zone colorate e il coprifuoco dalle 22 alle 5 del mattino. Smentita invece la possibilità di istituire i weekend arancioni: le giornate di sabato e domenica, dunque, avranno le stesse limitazioni delle zone di appartenenza. Resteranno ancora chiuse palestre e piscine, così come teatri e cinema. I musei potrebbero riaprire nelle zone gialle.
Scuola e competenza regionale
Intanto da oggi, quando sono riaperte le scuole superiori in sole tre regioni (Valle d’Aosta, Toscana e Abruzzo), quasi tutta Italia è tornata in zona gialla, eccezion fatta per Calabria, Emilia-Romagna, Lombardia, Sicilia e Veneto che resteranno in arancione. Per tutti, però, vale il divieto di spostamento tra regioni, salvo che per esigenze lavorative, motivi di salute o rientro nelle proprie abitazioni, domicili o residenze. Gli ultimi cinque giorni prima del nuovo Dpcm e dei nuovi dati del monitoraggio che potrebbero rivedere dunque colori, divieti e limitazioni.
“Sappiamo tutti che il rischio ‘zero’ non esiste, a scuola come in nessun altro ambito. Ma all’interno delle scuole il rischio è molto basso, ci sono tanti studi italiani ed europei che ce lo confermano”. Lo ha ribadito il ministro dell’Istruzione, Lucia Azzolina, a ‘Tutti in classe’ su Rai Radio 1.
“Il governo ha lavorato molto e bene – ha ricordato la ministra – sono stati messi in campo i prefetti con i quali sono stati definiti piani territoriali, provincia per provincia, per orari e trasporti: le scuole sono pronte per ripartire, ma sono le Regioni ad avere la possibilità di riaprirle o meno“.