“In Veneto corriamo il rischio che hanno attraversato i colleghi di altre parti d’Italia, cioè che arrivi la multinazionale di turno e faccia man bassa delle nostre importanti cooperative e dei loro marchi. Dobbiamo difenderci, partendo dall’aggregazione di queste realtà, costruendo così un forte polo del latte”.
L’appello di Dario Cabianca, giovane allevatore di Grisignano di Zocco, non è caduto nel vuoto e i candidati a governatore del Veneto, tra i quali il governatore in carica Luca Zaia, hanno firmato il decalogo delle priorità per la prossima legislatura sottoscrivendo l’impegno a tutelare le aziende locali.
Durante alcuni collegamenti online tutti i sette consiglieri provinciali assieme a Daniele Salvagno e Tino Arosio, rispettivamente presidente e direttore regionale di Coldiretti Veneto, hanno dialogato a turno anche con Patrizia Bartelle (Veneto Ecologia Solidarietà), Enrico Cappelletti (Cinque Stelle), Paolo Benvegnù (Solidarietà Ambiente e Lavoro) Antonio Guadagnini (Partito dei Veneti) presentando il documento che porta il titolo di “Identità Veneta. Agricoltura, il valore da cui ripartire”. Un impedimento tecnico ha fatto saltare la presenza di Daniela Sbrollini di Italia Viva, a breve è previsto un altro appuntamento anche per Arturo Lorenzoni del Centro Sinistra, al quale i cento dirigenti connessi hanno augurato una pronta guarigione.
Dario, under 30, alleva 125 bovini da latte, di cui 65 in produzione, conferisce a Lattebusche e sostiene come tanti altri agricoltori alla guida di 60mila aziende, il fatturato agroalimentare regionale di circa 6 miliardi di euro. Un patrimonio di eccellenza per Coldiretti Veneto, che propone per le elezioni 2020 la sottoscrizione di un patto identitario per dare slancio ad un settore che garantisce un’occupazione crescente. Lo fa attraverso i pilastri legislativi che dovranno essere ripresi come la legge regionale del Km Zero, per guidare la predisposizione degli appalti pubblici per avere prodotti di stagione e locali nelle mense, quella agrituristica che non può non tener conto di quanto sperimentato durante il Covid-19 con il potenziamento del take away e delle consegne dei pasti a casa, l’aggiornamento della normativa dell’agricoltura sociale per riconoscere i parametri sanitari delle fattorie che offrono servizi ed assistenza alle fasce deboli, l’adeguamento della norma per arginare la povertà che nella fase 3 post pandemia sta coinvolgendo il 30% della popolazione e l’appello alla Regione, affinché sia parte attiva nella creazione di un nuovo patto identitario di filiera.
“Dario Cabianca – commenta Martino Cerantola presidente provinciale – è il testimonial di quelle 1700 imprese che, nonostante la pandemia, hanno continuato ad investire per innovare, è anche la voce di 425 ragazzi neo insediati che hanno diversificato l’attività aprendo spacci aziendali, aderendo ai mercati agricoli, sviluppando progettualità creative. La spesa attivata da queste iniziative è stata di 230 milioni di euro a fronte di un contributo richiesto di 136 milioni e di risorse stanziate allo scopo pari a 80milioni. Dati emblematici che esprimono la propensione agli investimenti nel primario anche quando tutto era fermo da un lock down ed il futuro è ancora incerto e difficile. Si deve continuare in questa direzione per il ricambio generazionale attivando una politica che tenga conto della disponibilità dei terreni tramite la “Banca della Terra”, il credito con linee di intervento ad hoc e la fiscalità: nel rispetto delle competenze statali, l’amministrazione regionale può introdurre anche agevolazioni di questa natura”.