Dopo due anni di stop forzato causa pandemia,  i ragazzi e le ragazze di Ingrumà sono riusciti ad organizzare il festival di Santorso che, grazie alla musica, alla socialità, alla cultura e all’inclusività, dal 2001 raccoglie fondi da destinare alle realtà che più necessitano di aiuto. Da allora l’associazione sostiene progetti solidali in tutto il mondo, come la realizzazione di acquedotti in Tanzania, la costruzione di una radio libera in Ciad, la realizzazione di un ospedale pediatrico in Palestina, la costruzione di un impianto eolico in Burundi o centri di accoglienza per i malati di Chernobyl. Da sempre Ingrumà ha voluto sensibilizzare anche su realtà più vicine, come la Ciclofficina di Schio, Lilliput Onlus di Vicenza, l’Associazione Italiana Sclerosi Multipla (AISM) ed in particolare i ragazzi di AISM Young di Vicenza e le famiglie colpite dall’alluvione del 2010 a Vicenza.

Quest’anno il progetto che Ingrumà ha deciso di sostenere è il Collettivo Rotte Balcaniche Alto Vicentino, un gruppo con sede a Schio che si reca nei luoghi di confine dal 2018 per migliorare le condizioni igienico-sanitarie dei così detti squat (rifugi di fortuna ricavati da ruderi e vecchie abitazioni fatiscenti), lavorando assieme ai migranti stessi per creare condizioni abitative almeno un po’ più accettabili, per quanto ancora lontane dagli standard di vivibilità.
“La prima volta che ci siamo recati in Bosnia siamo stati a Velika Kladusa.
In quell’occasione abbiamo portato abiti e scarpe che avevamo raccolto tra amici e volontari ma, essendo alcuni di noi falegnami, carpentieri, idraulici, ci siamo resi conto di altre necessità altrettanto importanti: tutti questi uomini e ragazzi soli, che non avevano accesso ai cosiddetti “campi” ufficiali, gestiti da enti riconosciuti come UNHCR e IOM per citarne alcuni, o che non volevano entrarci per non perdere quel briciolo di libertà e dignità che rimaneva loro, vivevano all’addiaccio, in vecchi ruderi di fabbriche o case abbandonate, in tende improvvisate con teli e nylon, senza acqua corrente, senza alcun tipo di riparo dal gelo in inverno, senza niente.” dichiarano i ragazzi e le ragazze del Collettivo.

“Il solo aiuto pratico non è sufficiente, è importante anche stare con loro, ascoltarli, giocare e suonare assieme. In fondo sono ragazzi, alcuni appena maggiorenni. Ti raccontano da dove vengono e dove hanno in mente di andare, si possono fidare, sanno che te lo possono raccontare, senza nascondersi. E qui però nasce anche il bisogno di provare a difenderli dalle polizie della rotta e dalle violenze a cui possono andare incontro.”

Il Collettivo si è occupato negli ultimi mesi di progettare ed organizzare un servizio di docce da campo con acqua calda, vestiti puliti e adatti alla stagione fredda, creme e medicinali per aiutare questi ragazzi nel loro viaggio.

Ingrumà li ringrazia per tutto quello che riescono a fare in zone così piene di respingimenti e chiusura nei confronti di esseri umani che non chiedono altro se non la possibilità di vivere una vita dignitosa.

Vi invitiamo a seguirli sui social e a partecipare attivamente ai loro progetti nel caso aveste voglia di creare qualcosa di più concreto assieme a loro.

Il bello di Ingrumà è che riesce contemporaneamente in due cose: divertire ed aiutare.

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