“La carenza di personale che spinge la Regione Veneto a chiudere per il periodo estivo il Centro di Salute mentale di Schio riguarda anche Thiene e l’accorpamento a questo punto avrebbe ricadute ancora più devastanti, in entrambi i Comuni, sui malati e le loro famiglie”. Lo sostiene Stefano Fracasso, capogruppo del Pd in consiglio regionale, che spinto dal Pd scledense ha presentato una interrogazione al governatore Luca Zaia e all’assessore competente Manuela Lanzarin per chiedere una risposta definitiva sulle intenzioni in merito all’importante servizio che oggi a Schio visita circa 1.500 persone l’anno.

“Trasferimento servizi a Thiene, soluzione temporanea o definitiva? E quali interventi saranno effettuati per garantire sostegno agli utenti e rafforzare il personale?”

E’ questo il succo dell’interrogazione che l’esponente Pd rivolge a Zaia e alla sua giunta, nell’ultimo anno sotto accusa in un Alto Vicentino che ha visto i suoi servizi sociali messi in discussione da una riforma sanitaria che mira a livellare le Ulss. Un livellamento che ha penalizzato la ex Ulss 4, un tempo fiore all’occhiello nel comparto sociale, imitato e studiato anche all’estero.

La chiusura del centro di salute mentale, che la Regione ha motivato come momentanea per il periodo di ferie estive, in realtà ha spinto tutte le istituzioni del territorio, con Schio in prima linea, a volerci veder chiaro. La preoccupazione paventata è non smentita dalla Regione è che il trasferimento del Csm di Schio a Thiene possa diventare definitivo.

“Il Csm di Schio visita 1.500 persone l’anno, anche con problemi gravi – ha spiegato Fracasso nell’interrogazione – La preoccupazione è che la chiusura estiva diventi poi definitiva. Da molto tempo i Csm di Thiene e Schio sono in sofferenza per la carenza di personale e un accorpamento quindi non è garanzia di soluzione del problema, ma lo andrà ad aumentare a discapito di operatori e utenti. Gli stessi psichiatri veneti hanno recentemente denunciato un processo di centralizzazione e di snellimento organico che, negli ultimi 5 anni, ha visto un taglio di 16 primari e di 300 operatori”.

Fracasso non usa mezze parole e chiede direttamente a Zaia e Lanzarin garanzie sulla temporaneità della chiusura del Csm di Schio e su quali azioni intraprenderà la Regione per garantire sostegno agli utenti e rafforzamento del personale.

Lo stesso Leonardo Dalla Vecchia, capogruppo Pd nel consiglio comunale di Schio, aveva stimolato l’interrogazione di Fracasso, sicuro che la decisione di chiudere il Csm fosse definitiva.

“Abbiamo letto nella nota divulgata dalla Ulss 7 che il Csm di Schio sarà riaperto appena possibile e compatibilmente con il reperimento delle risorse specialistiche – ha sottolineato Dalla Vecchia – Ma se le risorse non saranno reperite che cosa succederà? In questo caso temiamo la cessazione del servizio in via definitiva. Ci chiediamo se l’Ulss non avrebbe potuto organizzare un’apertura alternata dei centri di Schio e di Thiene. Durante tutta la recente campagna elettorale abbiamo continuamente denunciato che, con la nuova Ulss Pedemontana, i servizi territoriali dell’ex-Ulss 4 sarebbero stati a rischio e per questo abbiamo lanciato una raccolta firme. Ancora in maggio abbiamo scritto al presidente del Consiglio Regionale per chiedere di poter presentare ai capigruppo del consiglio regionale le nostre istanze e le 4.203 firme raccolte, iniziando così a concretizzare l’impegno preso con Schio e tutto l’Alto Vicentino per difendere l’ospedale e i servizi socio-sanitari del nostro territorio. Dopo il Centro di salute mentale, quali altri servizi verranno ridimensionati, appaltati a privati o cancellati sempre con la scusa della carenza di personale? Il pronto soccorso? Siamo sempre più preoccupati”.

Anna Bianchini

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