Vengo attaccata per il mio invito a vaccinarsi, subisco attacchi ogni giorno perchè utilizzo il mio profilo facebook per sensibilizzare all’importanza della protezione anti covid che la scienza ci ha messo a disposizione. Io sono in vita grazie alla scienza, sono una pluritrapiantata che ha bisogno di farmaci, costosissimi, che rischiano di non essere reperibili per la stupidità e l’ignoranza di chi, per pura posizione ideologica, finiscono in terapia intensiva e probabilmente, non sanno quanto costi un solo giorno di ricovero lì dentro’.

E’ un fiume in piena Maura Fontana, presidente Aniep, consigliera del gruppo misto al Comune di Schio e impiegata al municipio di Thiene.

‘La mia battaglia vuole fare capire l’importanza del vaccino, che non ci scherma totalmente dal contagio, ma è come un giubbotto antiproiettile, che attutisce il colpo nel caso si venga presi di mira dal virus. Ogni giorno sui social leggo delle stupidaggini, delle fake news condivise con leggerezza. Bufale clamorose, che in pochi si prendono la briga di verificare, che fanno più in fretta a diffondere maniacalmente sulla rete, portando in giro messaggi sbagliati e pericolosi perchè se predichi ossessivamente ‘vaccino no’, fai breccia nelle persone che hanno paura. Io sono in vita grazie a dei farmaci che mi consentono di convivere con i miei organi trapiantati e la mia lotta giornaliera, che so che a moltissimi dà fastidio, è per la tutela delle persone ‘fragili’ come me, che meritano rispetto.

Maura Fontana, mi parli di questi farmaci…

Sono costosissimi e noi trapiantati facciamo fatica a reperirli. Sono dei salvavita, che in questo momento la sanità italiana fa fatica a reperire e a garantire alla luce dei costi dovuti al Covid. Se hai un certo bilancio, come avviene nella gestione domestica di un padre di famiglia, a fronte di una crisi, se compri la pasta non puoi comprare il pane. Se compri l’olio non puoi comprare il burro. Sa quanti servizi dovranno essere tagliati per garantire le cure salvavita? Guardi già quello che sta accadendo al mondo della disabilità e non solo. Reparti con già cronica carenza di medici che sono costretti a dirottare i professionisti nei reparti Covid per salvare vite. Ma i no vax ci pensano a queste cose?

Lei, in sostanza, li vorrebbe richiamare ad una sorta di responsabilità sociale: ho capito bene?

Si, esatto. Come si fa a non essere responsabili? Come si fa ad essere così egoisti? Chi non si vaccina non pensa che la sua scelta mette a repentaglio la condizione degli altri? La responsabilità sociale consiste nel comprendere che la propria libertà può incidere su quella degli altri, che mettere in crisi il sistema ospedaliero può nuocere a chi ha bisogno di un intervento chirurgico urgente perchè malato oncologico. Se gli ospedali si riempiono, gli altri malati subiranno dei ritardi, che possono costare loro la vita. Io mi chiedo: ci pensano i no vax, i no mask, i no distanziamento sociale a questi drammi? Se provassero, solo provassero ad immedesimarsi in questi problemi che toccano il più alto valore umano, cioè la salute, forse rivedrebbero la loro posizione, che trovo troppo rigida.

In che senso rigida, cioè che non sono disposti a cambiare idea?

Esatto. Loro hanno già deciso che il vaccino fa male come se tutto il mondo che se l’è inoculato fosse così sprovveduto. Io, fossi in loro, qualche domanda me la farei: perchè medici, scienziati, gente istruita che sa esattamente cosa contengono i vaccini lo hanno fatto fare anche ai figli? Vogliono il male del loro stesso sangue?

Vuole lanciare un messaggio a chi non crede nella scienza?

Purtroppo so che non ce la posso fare con gli irriducibili no vax, che sono come i terrappiattisti, che hanno deciso che la terra è piatta, ma ci provo con un messaggio di pace e solidarietà: i farmaci mi tengono in vita, questa pandemia sta mettendo a dura prova la nostra sanità con costi esorbitanti di cui piangeremo le conseguenze. Ci sono malattie per le quali non esiste una cura e per le quali si muore perchè non è stato trovato l’antidoto. Questa volta ce l’abbiamo e può attutire gli effetti di un virus che ha provocato un fiume di morti. Chissà quelle persone defunte, attaccate ad un respiratore aspettando la morte, quanto avrebbero voluto un vaccino per essere ancora tra noi. Non hanno fatto in tempo. Noi siamo ancora in tempo.

N.B.

 

 

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