Sfilano in questi giorni i sindaci della provincia di Vicenza davanti al  Prefetto, che deve gestire l’accoglienza nei vari comuni. Dell’Alto Vicentino ne sono stati convocati diversi, come l'”esperto” Franco Balzi, il più autorevole su questo tema così dibattuto e controverso. Convocati anche il sindaco di Marano Marco Guzzonato, di Salcedo Giovanni Antonio Gasparini, considerato il più saggio e incisivo nonostante il basso profilo. Ma è stato convocato l’altro pomeriggio anche il sindaco del secondo comune più importante dell’Alto Vicentino, Thiene, che vanta anni di accoglienza, grazie anche ad un patrimonio immobiliare che l’ex sindaco Giovanni Battista Casarotto ha sempre messo a disposizione nei momenti di emergenza.

Quello che sta avvenendo in questi giorni sta mettendo in luce posizioni ideologiche e spessore umano di molti primi cittadini, che all’appartenenza politica stanno dando precedenza al cuore e ai sentimenti, soprattutto al senso di responsabilità. Emerge dal tipo di dichiarazioni, che forniscono alla stampa. C’è chi dosa le parole per la paura di essere impopolare rispetto ad un tema che in Veneto divide, c’è chi parla con naturalezza e autorevolezza dettata dalla sicurezza e dalla personalità. Se vanno rispettate le posizioni e le dichiarazioni del sindaco di Trissino Davide Faccio, che al microfono di Tva ha dichiarato: “Non siamo in grado di accogliere. E’ un dato oggettivo, non abbiamo spazi “, hanno fatto venire la pelle d’oca le dichiarazioni del primo cittadino di Gambellara, che ha comprato le scarpe a tre giovani immigrati. “Quelli che abbiamo accolto sono tre ragazzi giovanissimi – ha detto al microfono di Chiara Beato di Tva Michele Poli -. Due hanno impiegato un anno per arrivare qui, l’altro addirittura 3 anni. Sono ragazzi che vanno aiutati: guardando questi giovani uomini  ho visto i miei figli. Sono pieni di speranze, gli abbiamo comprato le scarpe e diamo loro da mangiare pasti caldi attraverso una rete di volontariato e con la mensa della casa di riposo. Ma questa non è accoglienza – ha sottolineato questo primo cittadino che parla più da uomo che da politico – . Accogliere significa dare un tetto a questi ragazzi, lavoro e vera integrazione”.

Come la pensa il sindaco Giampi Michelusi? “Anche Thiene è stata seduta al tavolo di lavoro per un confronto operativo –  ha commentato Giampi Michelusi – .Fermo restando che il fenomeno, al di là delle diverse posizioni, è di stringente emergenza e che quindi richiede risposte concrete e non differibili, credo sia di fondamentale importanza che le istituzioni intensifichino il dialogo reciproco e la collaborazione per individuare la strada migliore da percorrere. Thiene ha creduto fermamente, in passato,  tutt’ora crede nella sinergia e nel confronto. Non è mai mancata ai tavoli di lavoro su quest’argomento che la Prefettura ha indetto nei mesi scorsi e, allo stesso tempo, è disponibile a fare la sua parte secondo gli accordi e i protocolli sottoscritti in passato assieme agli altri Comuni dell’Ulss7  e sviluppati nell’ottica della solidarietà tra enti locali. Facciamo fronte comune quindi, per rispondere all’emergenza incalzante compatti e coordinati come sindaci, senza lasciare sole le realtà territoriali più piccole, cercando un’accoglienza sostenibile per il territorio secondo quel percorso di integrazione che stiamo costruendo seppure con tanta difficoltà”.

“Attualmente gli accordi prevedono l’accoglienza, secondo i sistemi Sai (Sistema di Accoglienza Integrazione) e Cas (Centro di Accoglienza Straordinaria), di 3 richiedenti asilo ogni mille abitanti. A Thiene il tetto massimo è di 71 richiedenti asilo, di cui 44 già ospitati attualmente sul territorio comunale. Questa, individuata quasi dieci anni fa, è stata una strada lungimirante –  conclude Michelusi – . Ora resta da capire, alla luce della quota spettante a ciascun Comune e, nello specifico, a Thiene, gli spazi di manovra per questa potenziale collaborazione».

N.B.

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