‘È bello morire per ciò in cui si crede; chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola’.

Se una bomba piazzata su un’autovettura sotto casa dell’anziana madre in via D’Amelio non fosse esplosa uccidendo lui ed i suoi agenti di scorta, oggi Paolo Borsellino avrebbe compiuto 80 anni. Ricorre oggi, 19 gennaio 2020,  l’anniversario della nascita del magistrato voluto morto dalla mafia, a cui l’eroe aveva dichiarato guerra assieme al collega e amico Giovanni Falcone. Borsellino nacque nel 1940 nel popoloso rione della  Kalsa, nel cuore del centro storico di Palermo.

Figlio di farmacisti, si laureò in giurisprudenza nel 1962, a soli 22 anni e l’anno dopo divenne il magistrato più giovane d’Italia facendo della lotta alla mafia la sua ragione di vita.

Il 19 luglio 1992, dopo aver pranzato con la moglie Agnese e i figli Manfredi e Lucia, Borsellino si recò in via D’Amelio, a casa della madre, dove una Fiat 126 imbottita di tritolo stroncò la sua vita e quella dei cinque agenti.

Gli dissero che sarebbe stato ucciso, ma andò avanti lo stesso

Borsellino, dopo la morte di Falcone sapeva di andare incontro allo stesso destino. Qualche pentito glielo rivelò, ma lui non indietreggiò continuando la sua lotta. Borsellino ha portato l’argomento ‘mafia’ nelle scuole.

Parlò a lungo con i giovani per inculcare quel concetto di legalità, che va ben oltre i confini della Sicilia e del malavitoso da sempre ed erroneamente immaginato con la coppola in testa e con la lupara in mano. Non è solo quella la mafia. Quello che Borsellino portò avanti è un concetto di mafia che riguarda tutta la società civile che deve dire ‘no’ anche ai favoritismi che penalizzano i meriti per lasciare il posto ‘agli amici degli amici’.

Agli studenti parlò per anni nelle aule del rispetto delle regole e del coraggio della denuncia, che deve essere alla base della lotta alla mafia.

Omertà significa essere complici della mafia

‘ Non devi piegarti al ‘pizzo’, ma non devi chiudere gli occhi o girati dall’altra parte se vedi che un politico nomina qualche rappresentante delle istituzioni senza rispettare ruoli e regole, se fa favoritismi , devi denunciare – diceva il magistrato palermitano – stare zitti davanti all’ingiustizia significa essere conniventi e fare parte del sistema marcio del nostro paese’. Un concetto di mafia che ha risvegliato le coscienze, che ha dato il via a moltissime associazioni antimafia oggi dislocate non solo al Sud, ma anche al Nord’.

‘La lotta alla mafia dev’essere innanzitutto un movimento culturale che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità’.

 

N.B.

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