Uno sparo, un attimo di sgomento, la vita che all’improvviso prende una nuova piega.

A vederla da fuori, Andrea Stella e Manuel Bortuzzo hanno una cosa in comune: un colpo di pistola dritto nel midollo.

A sentire il velista thienese, creatore del catamarano senza barriere che porta il suo nome, ad unirli ci saranno soprattutto tutti quei momenti che il giovane nuotatore trevigiano si troverà ad affrontare quando, mentre con rammarico prenderà consapevolezza di non avere più l’uso delle gambe, realizzerà di avere davanti mille altre bellissime occasioni per portare avanti quel filo che non prevede un prima e un dopo ma che, tra alti e bassi, prosegue sempre imperterrito: la vita.

Andrea Stella, quando ha sentito al tg l’episodio accaduto a Manuel Bortuzzo, il nuotatore trevigiano 19enne a cui hanno sparato confondendolo per un’altra persona, ha rivissuto quello che è successo a lei?

Mi è tornato in mente, certo. Era il 2000, avevo 24 anni, ero anche io un ragazzo giovane, in vacanza a Miami per un viaggio ‘premio’ dopo la laurea. Mi sono trovato nel posto sbagliato, nel momento sbagliato, senza aver fatto nulla di male. Manuel comperava delle sigarette, a me stavano rubando l’auto. Che poi gliel’avrei pure lasciata, senza fare nessuna storia. I poliziotti me l’hanno detto chiaramente: “Hai trovato degli sbandati, non dei professionisti”. Mi hanno sparato 2 volte.

E poi? Si è risvegliato in ospedale?

No, io non ho mai perso conoscenza, nonostante avessi una brutta ferita al fegato che poteva costarmi la vita. Ricordo tutto per filo e per segno. Mi hanno sedato in ospedale e indotto il coma, che è durato 35 giorni. Quando mi sono svegliato ero un po’ intontito, ho chiesto le ciabatte e intorno a me si è creato un certo imbarazzo, non sapevano come dirmi che non mi sarebbero servite.

Manuel Bortuzzo ha reagito bene, ha tranquillizzato per prima la mamma e dato prova di grande capacità di reazione. Lei come ha reagito all’inizio?

Dopo che mi sono svegliato in ospedale negli U.S.A., mi hanno portato in Unità Spinale all’ospedale di Vicenza, non sono nemmeno passato per casa. Quando si sono aperte le porte mi sono trovato davanti un prete che ha spalancato le braccia e mi ha detto: “Sei Andrea Stella? Dio ti ha scelto”. In quel momento non ero per niente di buon umore e non ho preso bene la frase, ma se ci ripenso oggi in effetti aveva un senso.

Quando ha accettato il cambiamento?

Ci vuole un tempo per ogni cosa. Mi fa molto piacere che Manuel abbia questo atteggiamento positivo. Da quello che so sembra essersi già ripreso, sta dimostrando una grinta eccezionale. Gli auguro di ritrovare la forza di sempre sia nello sport che nel quotidiano. Ci sono tantissime opportunità.

Lei ha conosciuto tante persone da quando, con Lo Spirito di Stella, ha cominciato ad essere un riferimento per persone con disabilità. Persone che hanno reagito e vivono con mille obiettivi…

Persone come Alex Zanardi, che non hanno mai abbandonato lo sport. Ma anche persone non conosciute, che hanno compreso in pieno che da una difficoltà può nascere una grande opportunità. Ho avuto a che fare con persone che hanno affrontato il percorso che ora deve fare Manuel facendo cose molto importanti. Non sempre sono note al pubblico, ma ci sono.

Lei ha viaggiato i 5 continenti, si è sposato, lavora tantissimo, è stato ricevuto dal Papa, all’Onu, al Parlamento Europeo, dal Dalai Lama, in un sacco di altri contesti di primo piano. Doveri, piaceri, ma anche emozioni su emozioni e anche esperienze che forse, da semplice imprenditore,  non avrebbe vissuto…

E’ la mia vita. Con Lo Spirito di Stella ho iniziato per me stesso ma ne ho subito capito le potenzialità. E’ un mezzo fantastico per chi ha problemi motori perché ti permette di muoverti in totale libertà. Abbiamo avuto a bordo, gratuitamente, migliaia di persone. E’ una barca in cui ci si sposta dalla carrozzina ad altre postazioni in totale autonomia. Ed è anche un mezzo fantastico per chi è all’inizio di un percorso riabilitativo, perché ti fa comprendere che puoi tranquillamente uscire da quel ‘nido’ che è la carrozzina, ti senti libero di muoverti in altri spazi. Lo scopo dello Spirito di Stella è proprio dare la possibilità di tornare a fare cose normali.

Le capita di tornare indietro con il pensiero?

Mah, più per lavoro che per pensieri miei personali… Ad esempio, io vado in vacanza a Miami. Mi hanno sparato lì, ma non ci penso mai quando sono in giro. Vado nei ristoranti che mi piacciono, so che trovo un buon rapporto qualità-prezzo. Penso a queste cose, niente a che fare con il passato. Del resto, io non ho mai concepito la mia vita come un ‘prima’ e un ‘dopo’. La mia vita è un filo unico, che va avanti. Anche quella di Manuel, quelle di tutti. Io non mi sono mai adattato ad una nuova vita, sono semplicemente andato avanti.

E’ un bel messaggio di speranza e volontà il suo, che non vale solo in casi così estremi, è valido per ognuno, perché in fin dei conti, ci sono tanti tipi di intoppi nella vita, a volte di rischia di ‘cedere’ per meno di uno sparo.

Si può tornare alla vita in qualsiasi momento e in mille modi. Se penso a Manuel, mi sento di dire che si troverà ad affrontare periodi non facili. Vivrà momenti di sconforto, a cui seguirà inevitabilmente una ripresa, che lo porterà a costruirsi una vita piena. Come è successo a me.

Se avesse Manuel Bortuzzo davanti, che cosa gli direbbe?

Prima di tutto che lo aspetto sullo Spirito di Stella, perché ci divertiamo e abbiamo sempre bisogno di una mano, anche perché in barca ognuno deve fare la sua parte. E poi gli consiglio di darsi una serie di piccoli obiettivi raggiungibili e di portarli avanti anche se in qualche caso potranno sembrare difficili. Così si renderà conto di poter fare grandi cose.

Anna Bianchini

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