Tra le ceneri, restano i ricordi e l’amore di un’intera città. C’è un silenzio strano a Thiene. Un silenzio che pesa, che graffia, che sa di incredulità. Perché quello che ieri ha preso fuoco non è solo un edificio, ma un simbolo di casa, di famiglia, di sogno. I Magazzini Munari non erano un semplice negozio di giocattoli: erano il luogo dell’immaginazione, un posto dove generazioni di bambini hanno imparato che la felicità può nascere anche da una piccola scatola colorata. Chi è cresciuto qui lo sa. Bastava spingere quella porta, quando stava ancora in centro, e si entrava in un altro mondo. Tra i pavimenti che scricchiolavano, gli scaffali carichi di giochi e quella luce calda che avvolgeva tutto, il tempo sembrava rallentare.
«Ogni volta che da piccolina entravo nei vecchi Magazzini Munari per me era pura magia», ricorda Roberta. «Camminare tra quegli scaffali stracolmi di giocattoli, col soffitto basso e il pavimento in legno che scricchiolava, era la cosa più affascinante che ci potesse essere. Tutto ciò che desideravo era lì, per me o per gli amichetti a cui volevo fare un regalo. Era il negozio dei sogni fatto realtà. E anche crescendo la magia non è mai svanita: sapevo che da lì sarei uscita sempre con ciò che desideravo, Natale o no.» Munari era questo: la certezza gentile che la felicità potesse stare dentro una scatola colorata. Un luogo dove i bambini imparavano a desiderare e gli adulti riscoprivano la leggerezza del tempo che fu. «Alle mie allora bambine dicevo che andavamo nella Fabbrica di Babbo Natale,» racconta Cristina.
«Gli Elfi, nascosti tra i peluche, avrebbero riportato a Babbo Natale i loro desideri. Era un posto magico, unico, e persino lo scricchiolio del pavimento lo rendeva più incantato. A rendere tutto speciale era la gentilezza dei titolari: ad ogni acquisto regalavano un foglio di carta da regalo e salutavano il giocattolo come se lo stessero affidando a noi. Era un gesto semplice, ma pieno d’anima, che oggi torna alla mente con un nodo alla gola.» Poi il negozio si spostò, diventando più grande e moderno. Ma la magia non si perse. La gentilezza restò la stessa, l’accoglienza pure. Da Munari si andava anche solo per sognare. Non serviva comprare: bastava perdersi tra le corsie, toccare, guardare, immaginare. E quel sorriso all’ingresso era già un dono. Oggi, davanti alle immagini dell’incendio, Thiene si ferma. Non è solo sgomento, è dolore vero. Perché in quelle fiamme non bruciavano solo scaffali e giocattoli, ma frammenti di vita quotidiana, di infanzia, di memoria collettiva. Sui social, la città si è stretta in un abbraccio di parole. «Mio figlio ha passato l’infanzia lì», scrive Anna.
«Ogni settimana ci andavamo con il nonno. Vedere quelle immagini ci ha spezzato il cuore.» «Non era solo un negozio,» aggiunge Elisa, «ma un luogo pieno di magia che ha regalato sorrisi a intere generazioni. Spero che la famiglia Munari trovi la forza di rialzarsi.» «Era il nostro Babbo Natale,» dice Diego. «Le mie figlie lo chiamano ancora il paradiso dei giocattoli,» racconta Dorianna. «Mio nipote mi diceva: Nonna, andiamo a Munari! e adesso come glielo spiego che il suo regno dei Lego non c’è più?» scrive Luisa. E poi ci sono le parole di Stefania, che arrivano dritte al cuore: «Mia figlia, quando ha saputo dell’incendio, si è messa a piangere. Mi ha chiesto: Mamma, dove andremo adesso a scegliere i miei giochi di Natale?» Antonella ricorda le figlie ormai grandi che ancora oggi le dicono: «Mamma, ti ricordi Munari?», perché in quelle stanze, tra quei giocattoli, è custodita la loro infanzia. Tita guarda avanti con fiducia: «Una grave perdita per Thiene, ma anche un grande affetto. Forza Munari! L’amore della gente è la vostra forza.» E Carmen riassume il sentimento di tutti: «È difficile dirlo ai bambini, ma anche per noi adulti è come perdere un amico di famiglia. In quel negozio abbiamo comprato un pezzo di vita.»
Thiene piange, ma non dimentica
In mezzo alle macerie e al fumo, resta una certezza che nessuna fiamma può distruggere: l’amore della gente. Perché Munari non era un semplice negozio, era una casa dell’immaginazione, un rifugio di emozioni, un pezzo d’infanzia condivisa. E anche se le pareti non ci sono più, la memoria resta viva — nei racconti, nelle foto, nei sorrisi dei bambini che ancora oggi chiedono: «Quando riapre Munari?» «Spero di cuore di ritrovare quella magia,» dice ancora Cristina. «Ci sarà un ritorno, e sarà una festa per tutta Thiene, perché questa tragedia ha toccato il cuore di tutti noi.» Forse è proprio così: quando un sogno brucia, lascia nel cielo una scia luminosa che nessuna fiamma potrà mai cancellare. E se è vero che certi luoghi non muoiono mai, i Magazzini Munari continueranno a vivere nei ricordi, nei racconti e nei sorrisi di chi, da bambino o da genitore, ha varcato quella soglia almeno una volta nella vita. Perché la magia, quando è vera, non finisce mai.
(Altovicentinonline invita chiunque abbia un ricordo legato ai Magazzini Munari a condividerlo scrivendo a redazione@thieneonline.it o commentando sotto questo articolo)
Perché certe storie meritano di essere custodite, come le più belle fiabe di Natale, quelle che, anche da adulti, non smettono mai di scaldare il cuore.
Valentina Ruzza (si ringrazia Sandro Pozza per la foto di sua figlia)
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