L’argomento è delicatissimo, talmente tanto che è difficile esprimere anche una semplice opinione, ma chi convive con il dolore e si interroga spesso sul senso della vita, trova la forza di schierarsi.

Parte da Schio la raccolta firme sul fine vita, che l’associazione deio Radicali, presieduta da Luca Coscioni, vorrebbe fosse legale in Italia.

Se il tema trova l’indifferenza di un’opinione pubblica che spesso rimane un passo indietro rispetto a quel dolore estremo che può far desiderare di chiudere gli occhi per sempre pur di non perdere la dignità, due consiglieri comunali hanno deciso di esporsi.

La prima è Maura Fontana, del gruppo misto di Schio e da sempre in prima linea nel caso di diritti civili, il secondo è Umberto D’Anna, che a Thiene ha appena conquistato la poltrona da consigliere comunale di maggioranza.

Quest’ultimo sta affrontando il mandato con grande senso di responsabilità, studiando e documentandosi sugli argomenti inerenti alla città in cui è stato eletto, ma anche sul grande tema dell’eutanasia legale che lo ha portato ad una seria riflessione.

Ad accomunare i due consiglieri comunali non solo la passione per la politica intesa come impegno civico, ma uno stato di disabilità che ha sottoposto entrambi ad una vita di sofferenza. Ma anche di coraggio quando si è trattato di vincere la propria sorte sottoponendosi a delicatissimi interventi chirurgici pur di risollevare, anche di poco, le proprie condizioni di vita.

Li abbiamo voluti ascoltare entrambi per percepire l’essenza di due posizioni diverse rispetto al fine vita.

Maura Fontana, ha mai pensato al suicidio?

No, mai, e decidere per il fine vita, aderendo a questa battaglia perché diventi legale sceglierla in casi estremi la trovo una questione di civiltà. No, non ho mai desiderato morire, ma mi sto impegnando in questa raccolta firme, informando tutti i Comuni della provincia di Vicenza, perché credo che la politica debba fare una scelta coraggiosa. I nostri governanti si fanno condizionare dall’ipocrisia del cittadino medio, hanno paura di perdere i voti della massa e pur essendo in uno stato laico subiamo il condizionamento del Vaticano che vuole che la vita venga spenta esclusivamente da Dio.

Ha conosciuto persone che le hanno confidato di voler spegnere l’interruttore della propria esistenza, se ci fosse la possibilità di farlo legalmente?

Sì. Facendo associazionismo e frequentando il mondo della disabilità, mi è capitato di ascoltare lo sfogo di persone adulte, costrette ad alimentarsi artificialmente, persone vittime di incidenti stradali rimaste completamente immobili, in uno stato semi-vegetativo. Ho compreso il loro dramma esistenziale ed ho capito che dietro la voglia di poter scegliere di non vivere più c’è una voglia di dignità, che credo sia l’angoscia di qualsiasi essere umano. Da quando mi sono impegnata in questa raccolta firme, sto ricevendo numerose lettere da parte di chi vuole informarsi sul tema. Non è un argomento semplice, perché in molti credono che la scelta sia legata ad un destino già segnato. Non è così. Io posso firmare, volere che l’eutanasia diventi legale in Italia, ma decidere di morire naturalmente. E’ un po’ come la legge sul divorzio: esiste, ma nessuno è costretto a divorziare.

Come sta reagendo la città di Schio a questa iniziativa popolare?

Ho fatto recapitare una lettera ai Comuni del territorio perché i vari livelli della società, compresi i consiglieri comunali di maggioranza e opposizione, sappiano che c’è la possibilità di dare il proprio contributo a questo referendum. Sono rimasta delusa dalla reazione dei miei colleghi consiglieri a Schio, che si sono limitati a rispondere con un freddo: “Grazie per avermelo detto, se vorrò firmare mi recherò in Comune”.

UMBERTO D’ANNA: “LA VITA E’ UN DONO”

Se a Schio il tema sta passando in sordina, con una normale divisione tra chi è pro eutanasia e chi è contro il fine vita, a Thiene, quando è arrivata la lettera di Maura Fontana a reagire, sempre nel rispetto della divergenza di opinioni, è stato il consigliere di maggioranza Umberto D’Anna, che senza peli sulla lingua si è dichiarato contro la legalizzazione dell’eutanasia.

Consigliere D’Anna, perché è contro questo referendum?

L’eutanasia è una sconfitta contro la morte, lo dico da persona gravemente disabile che fa una gran fatica anche a sollevare le gambe di appena 5 centimetri, ma anche da vedovo che ha perso la moglie da meno di 6 mesi. Nessuno può decidere di togliere la vita all’altro. SI deve vivere fino all’ultimo anche se la vita è avversa. Non possiamo cambiarla, è vero, ma possiamo cercare di viverla al meglio onorando ciò che ci è stato dato.

Ha mai pensato di togliersi la vita?

No, mai. Io voglio finire la mia esistenza non da perdente.

Cosa pensa di chi si è recato all’estero per ricevere l’eutanasia?

Non sono d’accordo, ma non posso impedirlo. La vita è un libro che devi avere il coraggio di leggere e scegliere il fine vita è come conoscere il suo finale. Io ho già scelto di vivere nonostante la mia condizione quando ho deciso di mettere al mondo i miei figli. L’ho fatto consapevole di aver scelto la vita qualunque cosa essa mi riserverà.

Consigliere, lei ha perso sua moglie dopo mesi di calvario, le va di parlarne?

Le dico solo che mia moglie Michela veniva alimentata attraverso una cannula, non parlava più ed era immobile. Ma avrei fatto carte false per portamela a casa, per poter vivere con lei nonostante io stesso necessiti di assistenza continua. Ma non ci ho pensato più una volta e se avessi avuto la possibilità di tenerla, anche in quelle condizioni, per sempre, lo avrei fatto. Le dirò di più, la mia Michela soffriva tantissimo, non sopportava tutti quei tubicini, spesso se li è strappati per disperazione, ma mai ho letto nei suoi occhi la voglia di lasciare la vita. Me l’ha comunicato fino a poco prima di lasciarci: “Non ti voglio abbandonare”, ma è morta subito dopo.

In un caso così estremo avete usato l’accanimento terapeutico?

A quello sono contrario, mia moglie aveva le ore contate e spingersi oltre avrebbe significato solo prolungarle il dolore. Se il destino è scritto, così come la penso sulla morte, la penso anche sulla vita. Le ripeto, quando il finale del libro della vita è già stato scritto non può essere l’uomo a stabilire l’epilogo.

Natalia Bandiera

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