Andare a scuola non significa solamente apprendere le lezioni, significa soprattutto imparare a confrontarsi con il mondo, conoscere culture diverse e rapportarsi con i propri coetanei in modo consapevole.

Lezioni ed emozioni sono state protagoniste al Liceo Corradini di Thiene, dove le classi 1CL, 2AL, 3AL, 4AL, 4CL, 5AL E 5CL, che studiano la lingua francese, hanno avuto come insegnante , un migrante 22enne che proviene dalla Guinea.

Il ragazzo ha raccontato, in francese, la sua vita e la sua storia, mettendo gli studenti del Corradini di fronte ad un doppio insegnamento, attualità e lingua straniera.

Il progetto ‘Un migrante se raconte’ è stato attivato al Corradini già 3 anni fa e grazie al successo e al forte impatto culturale sui ragazzi, è stato ripetuto.

Fare scuola oggi è cercare di rendere i ragazzi consapevoli di cosa succede ai propri coetanei nel mondo, a non chiudersi nella propria bolla di comfort per stimolare curiosità e interessi – ha spiegato Marina Maino, dirigente scolastico – La scuola deve sapere anche catturare le opportunità che il nostro territorio ci offre e il vicentino ce ne propone molte. Gli studenti, accompagnati dai loro insegnanti hanno trascorso due ore di esposizione alla lingua francese e appreso delle nozioni di geografia in modo coinvolgente, che li ha toccati molto a livello emotivo”.

Il giovane guineano di 22 anni ha tenuto una lezione in lingua Francese, parlando agli studenti della sua esperienza di vita. Un silenzio assoluto ha fatto da sfondo alle sue parole, a volte mozzate dall’emozione, quando ricordava le vicissitudini passate e le violenze fisiche e psicologiche subite.  Un silenzio carico di emozioni, che il giovane africano ha saputo trasmettere alla platea di studenti, poco più giovani di lui.

Il ragazzo ha raccontato delle peripezie cui ha dovuto far fronte durante il suo lungo e pericoloso viaggio.

Uscito dal suo paese natale, la Guinea Conakry, è approdato in Costa d’Avorio, poi ha raggiunto il Burkina Faso, il Niger per finire quindi in Libia, definita “un vero e proprio inferno”.

Il giovane ha raccontato della prigionia, dello sfruttamento, della fame, delle armi, che erano più facili da trovare rispetto al pane.

In Libia, ha detto “ognuno ha un’arma e non ci pensa due volte ad usarla”, perfino bambini di 10 anni, di cui lui stesso è stato oggetto di attacco. Ha parlato delle percosse cui venivano sistematicamente sottoposti i neri affinché le loro famiglie si decidessero a mandare dei soldi, il tutto avveniva attraverso un cellulare connesso alla famiglia di origine. “E se non facevi quello che ti dicevano, giù botte, per far capire che in Libia non si scherza”.  A. si è soffermato su particolari situazioni in cui si è trovato, soprattutto in ambito igienico-sanitario. “Qui da noi, in Occidente, gli animali in confronto, godono di maggiori attenzioni e privilegi”, ha detto chiaramente agli studenti che lo stavano sbalorditi, ad ascoltare.

Un 22enne decisamente diverso dagli studenti italiani di oggi, a cui A. ha fatto capire l’importanza dell’acqua, che qui viene sprecata senza rispetto.

“In Libia, valeva più dell’oro, sia per dissetarsi che per lavarsi – ha detto – Provate a stare un mese senza lavarvi”, ha provocatoriamente invitato a fare il giovane guineiano.

“L’incontro ha aiutato gli studenti, ma anche gli adulti, a riflettere su una realtà davanti alla quale non si può chiudere gli occhi, qualunque sia il modo di pensare – ha concluso Marina Maino – Per una volta i nostri ragazzi hanno vissuto una testimonianza diretta, senza interferenze o filtri. Al termine della lezione, gli studenti sono stati felici nell’apprendere che A. ora è ben integrato nel nostro tessuto sociale, parla bene italiano e sta costruendo il suo futuro”.

di Redazione AltovicentinOnline

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