Dalla Val Posina un meraviglioso scatto notturno di Federico Zambon, che richiama una storia antica ed un antico mestiere andato ormai perduto.

In primo piano Fusine di Posina, frazione famosa per le sue 99 fucine che sfornavano ‘brocche da sgalmare’.
Da quei focolari i fabbri di Fusine battevano il ferro per creare i chiodi (le ‘brocche’), che venivano poi usati per fissare la tomaia in cuoio alla suola in legno delle ‘sgalmare’ (calzature robuste).

Uno a uno il ‘cioaro’ sfornava i chiodi, dentro una stanza dove scaldava e batteva il ferro, ingegnandosi per trovare il sistema su come tenere vivo i fuoco del forno. ‘Inventando’ la ‘bote de aria’, che attizzava le braci.
Facendo calare l’acqua dal tetto del forno, dentro un condotto e battendo infine contro un assito di legno, creava uno spostamento d’aria che produceva un leggero alito, utile per tenere vivo le ‘bronse’.

Quello del ‘cioario’ un mestiere che vede con l’inizio del secolo scorso il tramonto di questa antica arte. Dalle 99 fucine di Fusine i mercanti partivano per vendere le loro ‘brocche’, spingendosi in tutte le vallate dell’alto vicentino, tra Asiago e Rovereto.

P.V.

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