Di anni ne ha 60, ma non li dimostra e quarant’anni  fa prese in gestione il Rifugio Papa. Per Renato Leonardi tutto iniziò come un’avventura da ventenne, ma dal cucuzzolo del Pasubio non è più sceso. “Mi piace troppo lavorare qua”.

Era il 1978. Renato, fresco di studi col diploma da geometra in tasca, lavorava in uno studio a Schio “ma stare chiuso in un ufficio non faceva per me”. Così assieme ad altri suoi dodici amici, e grazie al Cai di Schio, mollò tutto per prendere in mano il Rifugio, un po’ acciaccato col passare degli anni.

“Mancava tutto – ricorda – Non era come lo si vede adesso. Il pavimento era di legno vecchio, non c’era elettricità. Per fare luce si usava ancora il gas e la cucina, se così la possiamo definire, era un piccolo fornello, sempre a gas”.
Per non parlare dell’acqua, recuperata da alcune gallerie della Grande Guerra, che ancora oggi qualche problema lo potrebbe creare, se Renato non fosse accorto: “Ci sono giornate, specie nei fine settimana, che il Pasubio viene preso d’assalto dai visitatori – spiega – E devo monitorare sempre il livello, per non restare a secco”.

Quattro decenni che non solo hanno segnato la vita di Renato, ma la storia del Rifugio stesso. Tirato su tre anni dopo la fine del conflitto, riconvertendo l’ex ricovero dei baraccamenti della prima guerra mondiale, è proprietà del Cai Schio. “Non smetterò mai di ringraziare Terenzio Sartore e Gianni Conforto – continua – Che hanno dato il Rifugio in mano a 13 ventenni”.

Un gruppo di amici, nella vita e nel lavoro, che nel tempo si è assottigliato. “Col passare degli anni siamo rimasti in tre. Fino al 2005 con me c’era Paolo Bortoloso, quando decise di prendere in gestione il Rifugio Lancia”.
Gestire il ‘Papa’ significa che ogni anno lascia la sua casa, a Schio, per aprire i battenti del rifugio. Da maggio a novembre, accogliendo le migliaia di visitatori ed escursionisti che si inerpicano sul monte sacro: “Ne ho visti di tutti i tipi e di tutte le nazionalità – ricorda – Ma uno in particolare, che si rivelò anche molto scocciato”.

“Sta arrivando Sandro Pertini”
Quel visitatore seccato era Sandro Pertini, a quel tempo Presidente della Repubblica da solo un anno. Era il 1979 quando la brigata di Renato ricevette una chiamata. “Ci dissero di essere dei carabinieri e di tenerci pronti che stava arrivando il Presidente della Repubblica – ricorda – Pensavamo fosse uno scherzo”.

Pur credendo più ad una goliardata che altro, Renato ed i suoi amici provarono a sincerarsene: “Chiamammo i carabinieri della stazione qua vicina, ma non ne sapevano nulla”. Non ci pensarono più a Pertini sino a che, qualche ora dopo, apparve sulla soglia del ‘Papa’. “Ma fu una visita breve, di starci dentro non ne voleva sapere, perché disse che non era messo bene”.

Ma di anni ne sono passati. Il Rifugio ha subito notevoli opere di sistemazione, diventando un luogo accogliente e dotato di confort, premiando ogni sforzo. “Le cose sono andate bene e continuano ad esserlo – spiega Renato – Nei fine settimana, soprattutto la domenica, lo staff s’ingrossa e siamo in 14 pronti a seguire i clienti”.

Non solo un pranzo nella terrazza esterna, baciati dal sole, o all’interno quando le nuvole si calano sul Pasubio.  Ma anche tanti che si fermano dormire la notte, studenti compresi: “Ospito scolaresche – conclude Renato – Arrivano qua su, accompagnate dal Cai Schio e da storici. Imparano a rispettare la montagna, la sua natura e la sua storia”.

Paola Viero

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