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Un’abitazione normale, al secondo piano di un caseggiato di Santorso. Questo è lo scenario in cui si è svolta l’avventura incredibile di Alessia. La piccola, colpita da leucemia è stata sottoposta ad intervento chirurgico nelle settimane scorse ed ora, sta lottando come una tigre per recuperare.
Una bambina di nove anni , due grandi occhi semplici con un’espressione seria, un po’ dura, segno indelebile dell’esperienza appena finita che l’ha trasformata in una campionessa di coraggio e di forza d’animo.

Alessia Filippi la conoscono un pò tutti. Si tratta dela bambina di Santorso per la quale era partita, nel mese di dicembre, una gara di solidarietà per trovare un donatore di midollo compatibile, uno su un milione di persone, dopo che le era stata diagnosticata la leucemia. Un fulmine a ciel sereno quella volta per i genitori. Un verdetto spiazzante. Un incubo sopraggiunto in seguito a forti ed improvvisi dolori ossei che la bambina sentiva.
Il donatore è stato trovato dopo alcuni mesi in Germania, primo miracolo dei tanti che sono stati vissuti da Alessia: è un tedesco di 35 anni, e per questo Alessia ci tiene a ricordare che adesso lei ha anche “un fratello in Germania”.
L’intervento è stato effettuato a Padova il 21 aprile, ma il periodo seguente è stato molto difficile: la bambina, già debilitata, ha faticato a riprendersi ed i medici stessi hanno avuto dei dubbi sull’efficacia dell’intervento, a causa della forma molto aggressiva della sua leucemia. “In quei giorni – dice la mamma Marta – sono arrivata ad invidiare non solo chi ha i figli sani, ma addirittura chi non ha figli, perché la pena talvolta era insostenibile”.
Ma adesso, ennesimo miracolo, Alessia è ritornata a casa, sta meglio e i medici si dicono ottimisti.
I genitori di Alessia, due persone semplici, eppure indimenticabili per la loro forza d’animo e fiducia, ripercorrono con il ricordo le giornate passate e forse solo ora, si rendono conto dello sforzo superato dalla loro straordinaria bambina, capace di far coraggio a chi le stava intorno nei giorni della sofferenza, e da loro stessi, forti di una speranza e di una fede che non li ha mai abbandonati. Soprattutto il papà Fabio, ha saputo trovare in qualche caso le parole per consolare coloro che venivano a trovare Alessia e temevano per lei .
Chi entra nella loro casa ha la sensazione che l’energia che avvolge Alessia sia indistruttibile, anche se impalpabile, che lì regnino una quiete senza tempo che non risiede soltanto nell’umano, una fiducia ed una fede che rendono, veramente, l’”abitazione” di questa famiglia una fortezza.
Ma Alessia ed i suoi genitori sono stati e sono tuttora avvolti anche dal pensiero di tutta una comunità: “Siamo consapevoli che molte persone hanno pregato e pensato a noi”, dice la mamma con gratitudine.
Un encomio speciale va ai medici dell’Ospedale di Padova, e al sistema sanitario italiano: “Una sola delle medicine di cui Alessia ha tuttora bisogno, – spiega il papà – può arrivare a costare fino a mille euro al flacone. Per finanziare la ricerca del midollo osseo non sarebbe bastato vendere una casa e mi chiedo come avrebbe fatto una famiglia normale come la nostra se avesse dovuto far fronte alle spese da sola, come succede, per esempio, negli Stati Uniti “.
Adesso Alessia comincia piano piano a condurre la vita di prima e i sorrisi inondano di nuovo il suo visino quando la chiamo “campionessa”: forse comincia, nella sua semplicità, a rendersi conto che ormai ha qualcosa di importantissimo da trasmettere a tutti noi, il dono che in lei si esprime ed è ormai tutt’uno con lei. Alessia si sente “speciale” e sente il bisogno di conoscere altre persone speciali; ha già incontrato il pilota Domizioso in ospedale e nei prossimi giorni sono programmate due visite importanti, quelle dei campioni olimpici Enrico Fabris e Federica Pellegrini. Ma l’invito è rivolto anche a tutti coloro che volessero semplicemente scriverle o farle visita: “Anche nei giorni peggiori – ricorda la mamma – abbiamo sempre ricevuto volentieri la corrispondenza di chi ci era vicino. Ci incoraggiava sapere che non eravamo mai soli. Non si deve confondere il riguardo di disturbare con la timidezza e la paura di avvicinarsi a chi soffre, altrimenti si rischia di farsi vincere dall’inerzia e di non fare qualche gesto che potrebbe anche far piacere.”
Alessia è un tesoro che appartiene a tutti noi e non dobbiamo farci sfuggire l’occasione di esserne fieri.
Umberto D’Anna (RIPRODUZIONE RISERVATA)

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