Una maxi frode sul bonus facciate è stata scoperta dalla guardia di Finanza di Verona che ha sequestrato beni per 110 milioni di euro, tra cui una Rolls Royce e monete d’oro, nei confronti di 13 società in Italia e in Austria. E ha anche messo sotto indagine 14 persone per indebita percezione di erogazioni pubbliche, ricettazione, riciclaggio, autoriciclaggio e impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, oltre che per le violazioni connesse alla responsabilità amministrativa degli enti. In totale, però sono oltre un centinaio gli inadagati che avrebbero compliato o documenti con dati falsi.

L’operazione “Cantieri fantasma” ha visto anche numerose perquisizioni, nelle province di Roma, Verona, Vicenza, Padova, Brescia e Milano, con l’impiego di quasi 100 militari. Le indagini, dirette dalla Procura di Verona nascono da un’analisi del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Verona, per individuare soggetti dall’elevata pericolosità fiscale che avevano utilizzato in maniera distorta le diverse misure agevolative previste per interventi edilizi, sotto forma di crediti d’imposta cedibili a terzi e utilizzabili in compensazione mediante modello F24 o monetizzabili presso banche ed altri gruppi di acquisto. Le investigazioni hanno permesso alle Fiamme gialle di individuare un meccanismo di frode messo in piedi da una compagine criminale che ha di fatto comunicato all’Agenzia delle Entrate crediti d’imposta inesistenti in relazione al bonus “facciate” per oltre 84 milioni di euro. All’esito delle indagini, è infatti, emerso che alcune delle società indagate sono state costituite in piena emergenza pandemica e sono risultate prive di strutture e mezzi idonei per la realizzazione degli interventi edilizi oggetto di bonus. E che la maggior parte delle persone fisiche che hanno ceduto il credito d’imposta per dichiarati lavori edilizi alle 6 società indagate, non risultava proprietaria di alcun immobile. Non solo ma i lavori, mai eseguiti, sono stati dichiarati all’Agenzia delle Entrate mediante modelli di comunicazione con dati catastali artefatti e su immobili inesistenti. Quota-parte dell’ammontare dei crediti d’imposta inesistenti, pari a circa 26 milioni, era stata già monetizzata con cessione a terzi acquirenti al prezzo complessivo di oltre 19 milioni, procurando agli indagati un ingente profitto illecito, spiega la Gdf. Inoltre, una ulteriore parte dei crediti inesistenti, per oltre 5 milioni, è stata ceduta ad ulteriori 19 società di Veneto, Lombardia e Trentino Alto Adige per la compensazione con le imposte dovute all’erario. Sono dunque un centinaio le persone indagate poiché primi generatori o cedenti i crediti inesistenti. Queste persone avrebbero infatti compilato i Cir con dati falsi.
I crediti d’imposta oggetto della frode, pari a oltre 84 milioni di euro, sono stati, quindi, sottoposti a sequestro. Sono scattati i sigilli su conti correnti, quote societarie e beni di lusso, individuati e in corso di individuazione, fino alla concorrenza di oltre 29 milioni di euro, valore risultante dalla sommatoria degli ulteriori profitti illeciti conseguiti e delle successive attività di riciclaggio.

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