Mamme che amano troppo. Dopo l’accusa di simbiosi, di rapporti fusionali, ora anche quella di essere ‘iper curanti’. È accaduto a Patrizia Tribaldo, della provincia di Brescia, mamma di Carlovittorio, ragazzo gravemente disabile dopo un danno da parto, che da due anni è stato tolto alle cure dei suoi genitori e in particolare della mamma che lo ha accudito tutta una vita per 18 lunghi anni. La donna è stata considerata inadeguata e sottoposta a un procedimento penale di ipercura, oggi archiviato, e suo figlio si trova ancora oggi in un centro medico con una profonda regressione di tutte le sue condizioni, già gravi e delicate senza poter tornare definitivamente a casa. “Da 43 kg oggi ne pesa 32, ha smesso di alimentarsi per bocca, dopo 18 anni in cui mangiava con le persone che conosceva, dalla mamma, al papà, ai nonni, la sua unica protesta possibile non potendo parlare è stata questa. È ridotto a un mucchietto di ossa ed è piagato. Vengo sgridata perchè lo abbraccio e lo bacio, e posso vederlo per venti minuti alla settimana”.

È una denuncia che gronda dolore e rabbia quella che oggi mamma Patrizia lancia alla Camera dei Deputati, in una conferenza stampa indetta dalla deputata Stefania Ascari (M5S) con cui si è chiesto che Carlovittorio torni a casa dai suoi genitori e che il ministro della Giustizia Carlo Nordio valuti azioni disciplinari sulle autorità coinvolte in questa drammatica vicenda. “Senza una ragione valida il ragazzo è stato trasferito in un centro medico e tolto alla famiglia. È disumano quello che sta accadendo. Parliamo di mamme accusate di troppo amore e che vengono allontanate senza una condanna. Oggi Carlovittorio è murato in un letto”, ha ricordato la deputata Ascari prima di dare la parola all’avvocata Laura Andrao e al neuropsichiatra Maurizio Brighenti che conoscono e hanno seguito direttamente il caso.

LE VISITE SORVEGLIATE DEI GENITORI

Durante i 20 minuti di visita a settimana concessi i genitori sono sorvegliati. “Il ctu- ha spiegato ancora il legale- ha disposto che potrà rientrare solo 3 giorni a settimana con un’ assistenza infermieristica h24 finalizzata al mero controllo della mamma, perchè oggi al centro in cui si trova non ce l’ ha. Ricordiamo che la mamma che non ha alcuna condanna”. Un obbligo che comporta una spesa economica enorme, una media di 12mila euro al mese con l’auto speciale per il trasporto, che diventa un’imposizione per i genitori e di fatto un impedimento a questo rientro. “L’amministrazione di sostegno è stata utilizzata per eliminare i genitori e impedire loro di sapere cosa facesse il figlio e come stesse”, ha rincarato l’avvocata. Nonostante la sua disabilità Carlovittorio è un ragazzo che con un percorso adeguato ha potuto studiare, frequentare addirittura il liceo: “Non ha infatti problemi cognitivi- ha ricordato la mamma- è stato bravissimo a utilizzare le sue strategie di sopravvivenza” finora.

BRIGHENTI: PREGIUDIZIO SU PERSONE CON GRAVE DISABILITA’

Loro, secondo la mamma di Carlovittorio che non le ha più viste dopo l’allontanamento del ragazzo, “hanno fatto il danno dopo che per 18 anni ho adempiuto a tutti i miei doveri di cura”. Forse perchè la mamma chiedeva troppi oneri a quel servizio sociale che avrebbe fatto di tutto, secondo lei, per “intralciare il percorso scolastico di Carlovittorio”, che aveva bisogno di servizi speciali e dedicati. “Per loro poteva andare solo per socializzazione non per istrizione. Non è accettabile quello che hanno fatto. Ho ricevuto un verbale all’ improvviso da queste due assistenti sociali, non so chi sono. Ho fatto di tutto per amare e curare mio figlio per 18 anni”, ha detto ancora la signora Patrizia. “È stata presentata un’interrogazione parlamentare indirizzata al ministro Nordio- ha concluso la deputata Ascari- e abbiamo chiesto quali misure intenda adottare con urgenza per verificare eventuali azioni disciplinari sulle autorità coinvolte ed evitare danni ad altri ragazzi. Una madre non poteva fare tanto come ha fatto lei- ha concluso Ascari rivolgendosi alla mamma di Carlovittorio- che ha sempre creduto in suo figlio. Aveva un progetto di vita e di amore e di tutela dei diritti di suo figlio: questo fa una madre”.

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