L’indimenticato “Tuca Tuca”, il tormentone “A far l’amore comincia tu”, e poi “Tanti auguri”, “Ballo ballo”, “E salutala per me”. Artista poliedrica, conduttrice leggendaria, danzatrice eccezionale, Raffaella Carrà era anche e soprattutto una cantante entusiasta e divertente, con doti canore notevoli ed una capacità di interpretazione che ha saputo rendere leggendari i suoi balletti scatenati.

La sua carriera nella musica prende avvio sul finire degli anni Sessanta, quando decide di abbandonare le velleità recitative e quelle di ballerina per dedicarsi esclusivamente al ruolo di showgirl e cantante. Nel 1971 entra nella classifica di “Canzonissimacon ben tre singoli: “Chissà se va“, allora sigla di apertura della trasmissione, “Maga Maghella“, brano per i più piccoli e la celeberrima “Tuca tuca“, dapprima censurata dalla Rai a causa del balletto ‘provocatorio’, poi diventata un vero e proprio tormentone grazie al duetto televisivo con Alberto Sordi. Le tre canzoni entrano direttamente nell’album d’esordio “Raffaella”, insieme a “Ma che musica maestro”, anch’essa sigla di “Canzonissima”, ma dell’anno precedente.

Dopo aver esordito con grande successo anche nel mercato latinoamericano con “Borriquito”, nel 1974 pubblica un disco di cover, che prende il nome dalla trasmissione televisiva “Milleluci”, e l’album “Felicità tà tà”, che contiene “Rumore“, il singolo che l’ha consacrata al successo discografico in Italia e all’estero. In quegli anni la Carrà diventa famosa soprattutto in Spagna, dove TVE le offre un programma completamente suo.

E sono proprio questi, dalla metà dei Settanta ai primissimi Ottanta, gli anni in cui Raffaella ottiene i più grandi riconoscimenti per la sua musica, ormai nota in tutta Europa e in America Latina, dove è considerata una delle voci più influenti del panorama discografico italiano. La canzone “A far l’amore comincia tu“, ad esempio, si aggiudicò il nono posto nella classifica dei singoli più venduti in Inghilterra.

Il successo planetario della soubrette bolognese continua senza sosta, e lei registra un disco dopo l’altro: “Forte forte forte” nel 1976 (pubblicato in 36 Paesi), “Fiesta” nel 1977, e nel 1978 la celebre sigla del varietà “Ma che sera” dal titolo singolo “Tanti auguri“, che tutti ricordano per il buffo ritornello “Come è bello far l’amore da Trieste in giù”. Il decennio d’oro della Raffa nazionale si chiude nel 1979 con “Applauso”, scritto insieme a Gianni Boncompagni, de Sanctis e Musso.

Dello stesso anno anche la hit “Pedro” e “Ratatataplan”, contenute nell’album “Mi spendo tutto”.

Nel 1982, insieme a Corrado, Gigi Sabani e Renato Zero, presenta “Fantastico 3“, di cui canta la sigla d’apertura – anche questa una canzone divenuta storia – “Ballo ballo“, finita anche al centro di alcune controversie perché giudicata troppo simile a “Eleanor Rigby” dei Beatles.

Risale a quegli anni, 1983, la prima esibizione come super ospite al Festival di Sanremo, con i brani “Soli sulla luna” e “Ahi”, incisi per l’occasione e finiti negli album immediatamente successivi “Fatalità” e “Bolero“.

La fine degli anni Ottanta vede Raffaella Carrà tornare a concentrarsi sul lavoro di conduttrice televisiva e soubrette, senza mai smettere di tornare, di tanto in tanto, alla sua amata musica, e godendosi il successo planetario che le canzoni incise negli anni Settanta e Ottanta le hanno procurato.

ag. Dire

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