Rischia una sanzione dai 50 ai 60 euro il poeta Antonio Melis, che qualche giorno fa, su un tavolino pieghevole posto in un campo a Venezia, vendeva le proprie poesie arrotolate in singoli foglietti. “Non viene contestata la vendita – spiega il direttore generale del Comune di Venezia Marco Agostini – ma l’occupazione di suolo pubblico: se fosse vendita ci sarebbero 5000 e passa euro da pagare, perché si tratterebbe di commercio abusivo, mentre l’occupazione di un metro quadro, a occhio, sarà sui 50 o 60 euro”.

 

Per Agostini “é da notare che, se i vigili non procedessero, rischierebbero la contestazione di omissione di atti d’ufficio”. Poesie e tavolino erano stati temporaneamente sequestrati. In difesa del poeta di strada era giunta, nei giorni scorsi, anche la protesta dell’Associazione nazionale DJ di Albenga (Savona), mentre il vicesindaco Sandro Simionato aveva parlato della possibilità di rivedere il regolamento. “Siamo una delle città complessivamente più tolleranti del mondo – sottolinea il direttore generale – Venezia è dotata di una mole di strumenti che va ad accontentare tutti: c’é il mercato antiquario dei professionisti, ci sono i mercatini degli hobbisti che producono microartigianato alla fine di ogni mese, poi abbiamo le regole che disciplinano gli artisti di strada e altre categorie professionali, come i pittori con i cavalletti”.

L’attività di Melis, che oggi ha continuato a vendere le sue poesie nel campo veneziano di Santa Margherita, potrebbe inquadrarsi, tra quelle degli artisti di strada. “Se ci fossero problemi burocratici ostativi – ipotizza Agostini – possiamo risolverli con l’inserimento di una nuova categoria: quella dei poeti, è sempre possibile integrare la norma”. Oppure potrebbe trovar posto nel microartigianato degli hobbisti, ma “un hobbista è hobbista se lo fa al massimo cinque volte l’anno, se lo fa sempre diventa una professione”. La disciplina, conclude Agostini, “era nata con l’arrivo delle ‘statue’: finché sono dieci in un centro storico, passi, ma se si arriva a 50 si creano problemi di circolazione e disagio fisico, nessuna ‘statua’ si è poi qualificata ‘artista di strada’, era un modo di chiedere l’elemosina” (ansa)

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