Potrebbe essere l’esposto, presentato alla Procura della Repubblica di Vicenza, la chiave di svolta per sbloccare la vicenda della quale, a Zanè, tutti sanno ma nessuno vorrebbe si  parlasse.

Si tratta di quegli atti di bullismo che, da aprile dello scorso anno, stanno esasperando gli animi di madri e padri degli studenti della scuola media Milani del paese.

Genitori divisi su due fronti. Da un lato quelli ancora annichiliti dalla figura della preside, dall’altro invece quelli coraggiosi. Questi ultimi  si sono rivolti alle forze dell’ordine ed alla magistratura, per avere giustizia  sui fatti che qualcuno vuole definire ‘goliardici’. Un tentativo di minimizzare quanto sta accadendo a più livelli, all’interno di quello che dovrebbe essere un luogo fondato sull’integrità e sull’istruzione.

Offese verbali, denigrazioni, pantaloni calati, prese in giro e sfottò ignobili nei confronti di alcuni studenti, durante l’orario scolastico.
E’ solo una parte di quanto trapela dall’esposto presentato dai genitori delle ‘vittime’, stufi dell’inerzia di una preside che procrastina il problema, e relativa soluzione,  senza tenere da conto, oltre all’incubo che vivono i ragazzi, dell’ansia di madri e padri che hanno deciso di ricorrere alla legge.

Quasi un appello che questi genitori fanno alla giustizia. Quella che sta al di sopra di tutto e tutti, perché chiarisca una volta per tutte cosa è accaduto, e se avviene ancora, all’interno della scuola. Luogo che dovrebbe essere protetto e che, data l’età degli allievi, si sarebbe dovuta attivare tempestivamente per tutelarli.

Un’ azione che purtroppo non è avvenuta alle medie di Zanè, dove gli episodi di bullismo sono di dominio del paese, ma guai a parlarne. Immagine inquietante, risultando torbida, di un timore reverenziale da parte di alcuni adulti, che sapevano ma sottostavano alla decisione della preside. Un atteggiamento inetto che ha oltrepassato la gravità degli episodi stessi messi in atto dai bulli.

Ma quell’esposto messo nero su bianco, dopo una lunga conversazione negli uffici dei carabinieri di via Lavarone è ora, l’emblema della rabbia di quei genitori non più disposti ad aspettare. Famiglie che hanno vissuto l’ansia, coi giorni che sono diventati mesi, coi loro figli che entravano in classe, mentre la scuola si nascondeva nei tempi ‘burocratici’, senza dare una risposta chiara e precisa.

I fatti
A portare alla luce del sole quanto accaduto dalla primavera scorsa, sono stati alcuni genitori, che hanno avuto percezione di cosa stesse accadendo in autunno, alla ripresa delle lezioni. Durante una lezione sull’affettività, le piccole vittime danno i primi segnali del loro disagio. Parlano di come i bulli li prendevano di mira, obbligandoli a seguirli in un angolo del cortile, via dagli occhi dei sorveglianti, subendo vessazioni di ogni genere: dallo sfottò, passando per atti sempre più pesanti ed insopportabili come i pantaloni fatti calare, col gusto perverso di deriderli.
Il tutto viene riferito dalla psicologa ai professori che, allertano la preside, dalla quale le famiglie si aspettano una ‘punizione’. Nota, richiamo o sospensione che sia, nulla verrà mai deciso dalla preside. Tanto meno verrà messo in programma quel percorso educativo, per le vittime e per i bulli, come la preside aveva garantito prima della vacanze di Natale.
Episodi di cui anche l’amministrazione comunale era a conoscenza. Questo tramite l’assessore all’istruzione prima e sindaco poi che, con una telefonata alla preside, vengono  però rassicurati che la situazione a scuola è  sotto controllo.

Ultimo consiglio istituto, ‘una pagliacciata’
Pochi giorni fa, l’ennesimo atto.  Si è svolto il consiglio d’istituto, dove  spunta la voce  “aggiornamento sui fatti accaduti”,  definito poi  ‘una pagliacciata’ da alcuni genitori presenti.
Una preside che non smuove chiodo, come ci hanno raccontato questi genitori “dopo avere ricordato i fatti successi, dei quali purtroppo per noi conosciamo fin troppo bene, ci aspettavamo la tanto attesa decisione, o segnale forte che è da mesi che ne parla –  continuano – E sentire che ancora parla di questo progetto educativo, che nemmeno è sulla carta ..”.

Un nulla di fatto come lasciano intendere, alcun agire nel concreto per dare ascolto ai ragazzini che sono stati oggetto di bullismo, né tanto meno tentare di capire il malessere o la condizione che spinge il bulletto a comportarsi così. “Un disco rotto della preside che ha parlato ancora di questo fantomatico percorso educativo – raccontano – E’ da dicembre che ne parla. Non è mai stato avviato e adesso ha saputo solo dire che non sa quando si farà, perché non ci sono i fondi. Intanto il tempo passa e arriverà anche giugno che sarà testimone del nulla di fatto da parte della scuola”.

Paola Viero

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