Duomo di Schio gremito, non solo scledensi ma anche thienesi, tutti uniti per gli onori militari, per dare l’ultimo saluto ad Andrea Callegaro, agente del Consorzio Nord Est Vicentino di 26 anni che ha perso la vita in un incidente montano lo scorso giovedì sulle Piccole Dolomiti. Al suo funerale di oggi oltre mille persone, una bara color legno chiaro portata in spalla dai suoi colleghi, commozione generale di chi ha perso un figlio, un fratello, un collega e amico troppo presto. Presenti al funerale il sindaco di Schio Valter Orsi, di Thiene Giampi Michelusi, il comandante Giovanni Scarpellini e tutti i suoi colleghi. Non è mai facile salutare una persona cara, tanto più quando la sua vita si spezza a soli 26 anni. La toccante omelia di Don Carlo Guidolin ha ripercorso le passioni di questo giovane, descritto come “innamorato e appassionato della vita, della sua famiglia, del creato e della battuta a tal punto da vivere tutto ciò con grande intensità”. La lettera di addio dei colleghi, letta da una commossa Katia Dal Masetto, commissario, la quale nutriva un affetto profondo per Andrea, come un figlio, ha ricordato il suo sorriso e quanto sia potente anche tuttora, in quanto arriva ad accarezzarli anche nei momenti di dolore. In conclusione per il saluto del feretro con tutti gli onori, la lettura degli agenti della polizia locale e quella dell’Alpino.

Andrea Callegaro era un ragazzo di grandi doti umane oltre ad essere stato un valido agente di polizia con doti professionali. Ha vinto il concorso quando aveva 21 anni sbaragliando la graduatoria grazie ad un’esperienza nel reggimento logistico ‘Julia’ a Merano, che lo aveva visto prestare servizio anche nell’operazione ‘strade sicure’ sul Brennero e che gli ha permesso quindi di accumulare più punteggio, decisivi per vincere il concorso.

Sempre all’età di 21 anni è entrato in polizia locale e si è sin da subito rivelato un agente modello, un prezioso professionista. Residente a Schio, faceva servizio al Consorzio di Polizia Locale Nord Est Vicentino e si era fatto subito apprezzare sia per la sua predisposizione nel portare la divisa, infatti in occasione delle cerimonie era lui che alzava la bandiera, ma anche del bel portamento molto elegante, una figura rassicurante, sorridente, a modo e affabile. Inoltre spiccava il suo essere stacanovista nel lavoro, quando c’erano dei turni da coprire non si tirava mai indietro anzi era sempre disponibile, anche se c’era da fare più di quanto gli spettava. Orgoglio della Polizia Locale Alto Vicentino dove era voluto molto bene, la sua figura si sposava perfettamente tra il rigore della divisa e il sorriso che lo distingueva, gentilezza e nobiltà d’animo che conquistava con tutta la sua umanità. Lascia nel dolore oltre ai genitori una sorella, Ilenia, anche lei agente della Polizia Locale Alto Vicentino Consorzio di Schio. E’ stata lei a dare subito l’allarme, arrivato proprio durante le sue ore di servizio, che lo ha saputo prima dei genitori.

Fatale quella montagna che tanto amava e tanto gli ha tolto, durante l’ascesa di un ripido pendio innevato, nel pomeriggio del 16 marzo, sulle Piccole Dolomiti, vicino al confine trentino, nel comune di Recoaro. Il giovane agente è precipitato vicino al Vaio dell’acqua, nella catena delle Tre Croci insieme alla compagna di escursione 25enne di Piovene, che ad oggi è ancora ricoverata all’ospedale San Bortolo di Vicenza ma fuori pericolo, mentre per lui non c’è stato niente da fare. I due erano partiti dal rifugio Battisti alla Gazza, per raggiungere la vetta del Monte Zevola. Durante l’ascesa, lungo quel pendio innevato, si è consumata la tragedia che ha sconvolto i comuni di Schio, dove lui è cresciuto ed era residente, e quello di Thiene dove prestava servizio. E’ bastato un attimo, la perdita di controllo e i due giovani sono caduti lungo la valle, ruzzolando per almeno un centinaio di metri. La sua grande passione, la montagna, come viene ripresa nella sua epigrafe che ritrae Andrea durante un’escursione, intento a scalare e raggiungere punti alti e inesplorati, cercando di domare la sua maestosità, là dove lui ha trovato la morte.

 

Laura San Brunone

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