Una nota stringata, appena un paio di righe, a firma dei suoi legali. L’ex europarlamentare di Forza Italia Lia Sartori, coinvolta nell’inchiesta della Procura di Venezia sugli appalti del Mose, fa così un passo indietro. Anzi tre, dimettendosi dagli incarichi che ancora ricopriva. “La signora Amalia Sartori – è scritto nella nota

a firma degli avvocati Pierantonio Zanettin e Alessandro Moscatelli -, ancor prima di chiarire la propria posizione con i magistrati inquirenti nell’ambito dell’indagine della Procura della Repubblica di Venezia, relativamente ai lavori del Mose, ha scelto di rassegnare con effetto immediato le dimissioni da Presidente del Centro internazionale studi di architettura Andrea Palladio, da Presidente delle Settimane musicali del Teatro Olimpico e da membro del  consiglio di amministrazione di Save. Tali dimissioni devono considerarsi irrevocabili”.

Per Lia Sartori gli arresti non erano scattati ieri soltanto perché ricopre ancora il ruolo di europarlamentare, fino all’insediamento dei nuovi eletti: tempi tecnici, circa un mese dalle elezioni. E ieri, appunto, gli stessi avvocati scrivevano: “Abbiamo appreso, solo da fonti giornalistiche, che l’On. Amalia Sartori è destinataria di una richiesta di arresti domiciliari da parte della Procura della Repubblica di Venezia e del G.I.P. dello stesso Tribunale, trasmessa al Parlamento Europeo, di cui è ancora componente. Il reato ipotizzato è finanziamento illecito ai partiti. La nostra assistita smentisce categoricamente di aver beneficiato di contributi illeciti, comportamento questo incompatibile con la propria vita di donna delle Istituzioni per quasi 40 anni. Siamo convinti che le accuse non hanno alcun giuridico fondamento, né troveranno riscontro probatorio. Amalia Sartori confida quindi in un celere chiarimento della propria posizione, e tiene a sottolineare che, anche se l’ordinanza non è stata notificata, rimarrà a totale disposizione degli inquirenti”.

A Lia Sartori viene contestato il fatto di aver indebitamente percepito 25mila euro come finanziamento occulto della sua campagna elettorale per le Europee del 2009, sempre con fatture false del Co.Ve.Co, perfettamente consapevole dell’illegittimo finanziamento da parte del Consorzio Venezia Nuova.
Ma secondo gli atti d’accusa la Sartori avrebbe ricevuto illecitamente complessivamente dal Consorzio Venezia Nuova 200mila euro per varie campagne elettorali sia come Pdl che come Forza Italia.

di redazione Thiene on line

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