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Thiene. Tentato rapimento. ‘Pronti ad uccidere’. La ‘pentita’ scrive ai genitori

‘Sono mamma anch’io. Comprendo la vostra paura, i complici del tentato sequestro di vostro figlio sono ancora in libertà’. Attraverso le pagine del Corriere del Veneto, Stefania, la donna di Rovigo che ha consentito ai carabinieri del Ros di sventare il sequestro del figlio 14enne dei coniugi Mara Bassan e Franco Bassetto di martedì scorso, si è voluta mettere in contatto con i genitori, ai quali servirà parecchio tempo perchè si riprendano da uno choc che nessuno vorrebbe vivere.

Mara Bassan, figlia dello storico imprenditore defunto Bernardo Bassan e socia della storica ditta che commercia bevande di ogni tipo, se l’è vista brutta. Ogni mamma che ha seguito la vicenda del tentato rapimento di Thiene, finito sulla cronaca nazionale per giorni, non può non sentirsi vicina a quella donna, che ha rischiato di vedersi trascinare via sotto gli occhi il figlio. Ora la ‘gola profonda’, che ha dato la svolta alle indagini che hanno consentito la cattura di Massimo Silvestrin, di 41 anni, ristoratore nella zona di Este (Padova) , Gianfranco Galani, 68 anni, autotrasportatore, e il figlio Antonio, 43 anni, vuole incontrare i coniugi Bassetto per spiegare come si sono svolti i fatti. Del ruolo che lei avrebbe dovuto avere nel rapimento del loro ragazzo, di come lei non abbia accettato di far parte di quel piano criminale, ‘vuotando il sacco con i carabinieri’.
‘Anche io sono mamma di una bambina di 5 anni – scrive ai genitori thienesi, al centro di un fatto di cronaca che li ha segnati per tutta la vita – mi sono messa nei vostri panni e ho provato una forte angoscia pensando al vostro bambino lontano da casa….Sarebbe stato un trauma non da poco…’
La donna che in questi giorni è sotto protezione e che lo resterà a lungo, ha rivelato agli inquirenti che il cerchio non si è ancora chiuso: ‘C’era un’organizzazione, che non era composta solo da tre persone….Mi dissero che se non collaboravo con loro avrebbero fatto del male a me e alla mia famiglia’.
Le indagini dei carabinieri, che devono alla donna ‘pentita’ la soffiata che ha consentito loro di intervenire in flagranza e di arrestarli proprio mentre tentavano di rapire il figlio dei coniugi Bassetto, continuano per delineare l’organigramma di una banda senza scrupoli.
‘Pronta ad uccidere il 14enne se la famiglia non avesse pagato il riscatto’ – scrive oggi il cronista del Corriere del Veneto Andrea Priante, che da Rovigo segue le indagini sul ristoratore che aveva organizzato il rapimento.L’uomo si trova rinchiuso nel carcere di Vicenza assieme ai suoi complici. Per il gip Stefano Furlani, sarebbero state le difficoltà dell’imprenditore sull’orlo del fallimento a portarlo ad architettare il rapimento del figlio di una coppia che conosceva bene. Un uomo che viene descritto dal giudice come ‘privo di ogni remora morale fino a deprivarsi dell’umanità’

Natalia Bandiera