Nonostante l’impegno importante che si è portato avanti negli anni nella lotta contro l’HIV, il Veneto ha un’incidenza di 5,5 casi per 100.000 abitanti, mentre in Italia la media è di 4,2 casi. Inoltre ha una percentuale più alta della media di pazienti diagnosticati a causa della tossicodipendenza e ogni anno si registrano tra i 180 e i 200 nuovi casi l’anno. 9 sono, sul territorio regionale, le Unità operative di Malattie Infettive che si occupano della presa in carico dei pazienti con HIV e AIDS. Durante l’incontro online “HIV: una pandemia silenziosa”, organizzato da Motore Sanità si è fatto il punto della situazione sullo stato dell’arte in Regione.
Secondo il Direttore Generale dell’Area Sanità e Sociale della Regione del Veneto Luciano Flor: “Dagli anni 80 molte cose per fortuna sono cambiate quando si parla di Hiv e Aids. La legge 135/90 ad esempio ha permesso che si costruissero molti ospedali nuovi per le malattie infettive, ha fatto sì che nascessero i corsi obbligatori per il personale delle malattie infettive. Molto si è lavorato in Veneto a livello ospedaliero e territoriale. Il Veneto ha: 79 punti dove è possibile fare il test per l’HIV, 11 reparti di malattie infettive, ha un PDTA regionale che funziona. Ogni volta però che viene diagnosticato un nuovo caso bisogna dire che la prevenzione non ha funzionato. Dobbiamo lavorare molto su informazione, formazione e comunicazione per far passare il messaggio che il problema ci sia ancora, nonostante ci sia una cura”
“La Regione Veneto si è mossa ormai da tempo nell’ambito dei PDTA dal paziente adulto affetto da HIV/AIDS. Dalle ricerche effettuate è emerso la gravità della presenza di comorbilità. Paradigmatico è il caso della presenza del diabete mellito nella popolazione HIV positiva. Nella popolazione HIV positiva il diabete mellito è sottotrattato e poco aderente agli standard di percorso. Bisogna quindi progettare nuovi modelli di cura per i pazienti HIV che hanno delle comorbidità, integrando la gestione dell’HIV delle comorbidità all’interno di percorsi di cura cronica standard gestiti dagli infettivologi”, ha dichiarato Annamaria Cattelan, Direttore UOC Malattie Infettive Tropicali, AOU Padova.