Si sono rivolti direttamente al presidente del consiglio Giuseppe Conte e alla task force da lui nominata per far ripartire l’Italia e, con la collaborazione dell’assessore regionale al Lavoro Elena Donazzan e del sindaco Valter Orsi hanno raccolto le chiavi dei loro negozi per spedirle a Roma.
I commercianti di Schio, con Cuore di Schio e Confcommercio, hanno fatto squadra e sono scesi in piazza a chiedere di poter riaprire le loro attività. Dopo Thiene e altri Comuni dell’Alto Vicentino, anche la cittadina più grande ha fatto sentire la voce dei suoi commercianti, che non vogliono chiudere la porta per sempre e non vogliono nemmeno aspettare altre settimane.
“Fateci aprire” è l’appelli condiviso.
“La tristezza e la commozione hanno prevalso quando questi commercianti mi hanno affidato idealmente il loro grido di dolore e la richiesta di aiuto per i loro negozi, frutto del loro duro lavoro e di anni di sacrifici, di investimenti e tradizioni familiari – ha affermato Elena Donazzan – Questi commercianti sentono vicina la Regione del Veneto, e con me il Presidente Luca Zaia, il Comune di Schio con il loro sindaco, presente oggi in piazza sotto il municipio con tutta la sua giunta. Ma sentono distante ed ostile il governo, che fino ad oggi non ha realmente compreso la portata tragica di una chiusura totale delle imprese del commercio, e no ha fornito ad oggi alcuna certezza. Tutti erano in piazza rispettando la distanza interpersonale, indossando mascherina e guanti. Ho ascoltato con attenzione la voce degli oltre cento negozianti di Schio presenti in piazza Statuto, rappresentanti da Guido Xoccato giustamente preoccupati per l’assenza di prospettive e per le incerte indicazioni di un governo che permette che 15 persone utilizzino contemporaneamente lo spazio limitato di un pullman e invece ammette l’ingresso di una sola persona alla volta in un negozio da 40 metri quadrati, e solo a partire dalla terza settimana di maggio. Le nostre imprese vogliono riaprire immediatamente: questa è l’Italia rispettosa, che merita rispetto. Molti di loro non riapriranno: non hanno chiuso per colpa loro, né per colpa delle istituzioni – ha concluso l’assessore regionale – Ma in questa crisi è precisa responsabilità del governo trovare le risposte necessarie ad affrontare l’emergenza. Risposte che ad oggi non sono arrivate: anzi, dal governo sono giunte penalizzazioni ulteriori come il non aver cancellato le tasse, ma solo rinviate, non aver sospeso i pagamenti bonari dell’IVA e aver proposto un ulteriore indebitamento al posto degli aiuti. Mi sono impegnata personalmente e per il ruolo che rivesto a portare la loro voce, unitamente al presidente Zaia, a questo governo”.
La lettera a Conte e alla sua task force
Carissimi membri del Governo e della Task Force, a mero titolo di esempio, Schio è diversa da Milano, come Milano è diversa da Schio, con tutto il rispetto per entrambe, con i diversi pregi e difetti dell’una e dell’altra città. L’Italia è unita, per fortuna, e variegata, per fortuna. Aprire con gradualità è giusto e sacrosanto onde limitare altre ondate della pandemia, al tempo stesso alcune domande su come si sta agendo ce le poniamo: perché non rispettare le diversità dei contesti territoriali?
Perché, come è giusto che sia, si aprono fabbriche con pochi o tanti dipendenti e non possono aprire nel rispetto dei protocolli di sicurezza piccoli negozi, come i nostri, dove quando va bene entrano 20 persone al giorno? Perché, come è giusto che sia, si aprono i mezzi pubblici riducendone la capienza e non si può fare entrare una persona alla volta nelle nostre attività? Perché, viste le riaperture della fase 2, se i casi purtroppo torneranno a salire, giustamente si dovrà ri-chiudere, noi saremo gli “unici” rimasti chiusi e dovremo rimanerci ancora di più? Perché si fa una narrazione giustamente drammatica e realistica sul fronte sanitario mentre su quello delle misure economiche e di sostegno delle realtà colpite dal COVID (purtroppo ogni settore e ogni famiglia sia ben inteso) si fa una narrazione con promesse non realistiche e costantemente disilluse. Tanto varrebbe dirci le cose come stanno anche su questo fronte, no? Ecco quindi i motivi che ci hanno spinto a questo messaggio, sintetico e provocatorio: “Ecco le chiavi della mia attività, il tempo è scaduto, occorre passare dalle parole ai fatti. Invito il Governo e la Task Force a rilevare la mia attività, a venire a lavorare. Subito aiuti a fondo perduto e ri-apertura in sicurezza”.Ecco perché in modo simbolico spediamo le chiavi delle nostre attività a Palazzo Chigi a Roma, consapevoli che il vostro lavoro è difficile e complesso ma proprio per questo non disponibili a credere alle favole e ad una narrazione, con riferimento agli sforzi economici, lontana dai fatti. Molti di noi hanno promosso l’iniziativa Buoni in anticipo riconoscendo 2 euro per ogni 10 euro di spesa ad ogni cittadino della nostra città che farà acquisti presso le nostre attività quando ri-apriranno. Molti di noi, in due anni, hanno donato oltre 8mila euro alle Scuole Primarie della nostra città per l’acquisto di materiale didattico. Molti di noi, in collaborazione con aziende del territorio, offrono buoni spesa locali legati al welfare di secondo livello. Molti di noi, contribuiscono economicamente in occasione di iniziative di animazione del nostro centro storico. Tutti noi, contribuiamo a tenere vive le nostre strade e piazze, contribuendo al senso di comunità e socialità. Continueremo a farlo finché sarà possibile, in questa situazione aiutateci per davvero o, almeno, non penalizzateci. Sulla pagina facebook Cuore di Schio e Confcommercio Ascom Schio potete vedere gli operatori economici che hanno aderito alla presente forma di protesta civile. Con speranza, le attività economiche di Schio, Andreina Viero, Presidente Cuore di Schio, Guido Xoccato, Presidente Confcommercio Imprese per l’Italia – Mandamento di Schio.