Ancora cinesi all’assalto della diligenza dell’economia italiana: con lo schema più vecchio del mondo, quello delle imprese apri e chiudi, riescono a truffare all’erario ben cinque milioni di euro.

La Guardia di Finanza nelle scorse ore ha reso noti i risultati di una vasta operazione condotta in vari paesi del nord Italia che ha visto protagonisti un’associazione di cinesi, che avevano messo su un vasto giro di evasione, arrivato a fruttare alla banda almeno cinque milioni di euro in pochi anni.

Lo schema era tanto semplice quanto ben rodato: aprivano un’azienda, la intestavano a dei prestanome, non pagavano né tasse né fornitori, accumulavano debiti e poi chiudevano l’attività. Per poi ricominciare da capo con una nuova testa di legno.

A fermare questo “gioco dell’oca” è arrivata però la guardia di finanza che ha segnalato ai Magistrati di Vicenza il capo della banda, insieme ad altre 16 persone, in concorso per le numerose e reiterate violazioni fiscali e tributarie, oltre che per tutta una serie di violazioni amministrative in materia di diritto del lavoro e sicurezza dei lavoratori, sequestrando beni e denari per l’equivalente di 650.000 euro.

Le ditte farlocche, oramai divenute mere cartiere utilizzate solo per l’emissione delle fatture false, sono state cessate d’ufficio per carenza dei requisiti soggettivi I.V.A., mentre per altre sei imprese ancora operative e gestite dal capo della banda, è stato richiesto il sequestro dell’intero laboratorio tessile.

Ma il lavoro dei finanzieri non si fermerà qui. La prossima tappa è prevista negli uffici delle aziende committenti, una grossa società per azioni ed altre 7 S.r.l. operative nel tessile, tutte con sede nel vicentino, che, per risparmiare sui costi, hanno alimentato nel tempo questo giro di evasione.

Considerata infatti la durata del rapporto commerciale, la ovvia consapevolezza dei committenti di operare sempre con lo stesso soggetto, se pur camuffato sotto altra veste attraverso un (evidente) prestanome, i finanzieri hanno ricondotto il rapporto commerciale a contratto di appalto, con tutte le connesse responsabilità solidali tra appaltanti ed appaltatori per le imposte e i contributi evasi.

Speriamo che stavolta qualcuno paghi, e che il debito non rimanga come sempre sul groppone dei cittadini.

F.C.

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