“Dobbiamo difendere il credito cooperativo che oggi è aggredito da norme comunitarie europee astruse se applicate a piccole banche, giustamente pensate per evitare rischi di squilibri se non di fallimento per Istituti di credito di grandi dimensioni, ma che si trasformano in disposizioni capestro per le piccole realtà”. Roberto Ciambetti, presidente del Consiglio regionale del Veneto, lancia l’allarme: “Rischiamo di perdere un patrimonio inestimabile, non solo economico, del nostro territorio”. Le banche di credito cooperativo (Bcc), 15 in Veneto, con 616 sportelli, operative in 383 Comuni, in 85 dei quali sono l’unica presenza bancaria, !rappresentano uno strumento mutualistico imprescindibile: per natura, vocazione e capacità di conoscenza del territorio sono indispensabili strumenti della finanza sociale, in grado di sostenere l’edilizia sociale, il credito alla piccola imprenditoria, all’artigianato e al commercio di vicinato e in questi anni hanno svolto egregiamente, e con ottimi risultati, una funzione anticiclica sostenendo il nostro tessuto socio-economico”, evidenzia Ciambetti. In Veneto le Bcc vantano impieghi lordi a pari a circa 19,7 miliardi di euro, mentre la raccolta da clientela complessiva è a circa 26,7 miliardi di euro sempre su base regionale. “Ebbene, l’azione di questo straordinario attore socio-economico, oggi è messa a rischio in tutta Italia delle disposizioni della Banca centrale europea”, avverte Ciambetti.
Tutte le Bcc in Italia sono di piccole dimensioni e non una supera un volume d’affari oltre i 30 miliardi di euro: “In teoria sono le cosiddette banche ‘less significant’ per usare la definizione data dalla Banca centrale europea. In teoria, perché dal 2016 tutte le banche di credito operativo, pur mantenendo singolarmente l’autorizzazione all’esercizio dell’attività bancaria e conservando tutti i caratteri distintivi di banche cooperative a mutualità prevalente, hanno l’obbligo di costituzione e adesione ai gruppi bancari cooperativi, Gbc, che finiscono per rientrare tra i grandi istituti bancari, le banche ‘significant'”. Ovvero, dice Ciambetti, “un’aggregazione di banche con conti solidi, senza trucchi o inganni di recente memoria. Giustamente una aggregazione bancaria ‘significant’, ma purtroppo questa qualifica viene automaticamente assegnata a tutti gli istituti aderenti al gruppo: così una piccola banca cooperativa del vicentino, una cassa rurale del Polesine, si trovano ad essere equivalenti ai grandi gruppi bancari e a dover rispettare, secondo la Banca centrale europea, procedure, burocrazie e operatività analoghe a quelle di un colosso bancario internazionale con costi e vincoli insostenibili”. Per questo Ciambetti ha presentato una risoluzione in cui invita il governo a rivedere il quadro regolamentare europeo per riconoscere “forme di proporzionalità che sostengano adeguatamente la natura mutualistica” e le peculiarità delle Bcc Chiede anche alla giunta regionale di sollecitare un intervento della Conferenza delle Regioni e del Comitato europeo delle Regioni, sul Parlamento europeo. “Mi farò carico in sede comunitaria del problema, ma credo che l’azione congiunta del Veneto con tutte le altre regioni italiane sia necessaria e non più dilazionabile nel tempo”, conclude Ciamabetti.