La causa dei rallentamenti nei rimborsi ai truffati delle banche, soprattutto venete ma non solo, è in una vicenda che si trova nel perfetto incrocio fra le motivazioni politiche e quelle tecniche. Le une trovando integrazione nelle altre e viceversa. Per quanto riguarda quelle politiche è noto che nel governo gialloverde il Movimento chiedesse il rimborso incondizionato a tutti i truffati, a prescindere dalle fasce di reddito, e l’unanimità dell’accordo fra le associazioni di clienti da ristorare.  Nell’ultima decisione condivisa dal presidente del consiglio Giuseppe Conte con 17 associazioni su 19 lo scorso otto aprile (contrarie all’ipotesi di questo accordo solo l’associazione “Noi che credevamo nella BPVI” e la “Don Torta”) si è stabilito il rimborso diretto ai correntisti con un Isee entro i 35mila euro o un patrimonio mobiliare non superiore a 100mila euro e una sorta di arbitrato semplificato, seppure secondo delle tipizzazioni,  per gli altri.  E questa ipotesi in definitiva ha riscontrato anche il favore del Ministro dell’Economia, Giovanni Tria.

Ora i decreti attuativi finalmente sembrano in via di definitiva emanazione “ad horas”.

Per la precisione le norme da varare sono tre: una correzione alla legge che istituisce e regola il Fir (Fondo Indennizzo Risparmio), costituito da 1,5 miliardi di euro (in gran parte ricavati dai cosiddetti conti dormienti e inutilizzati da tempo) e che in pratica affida alla Consap (Concessionaria dei servizi Assicurativi Pubblici) la funzione di erogare i rimborsi e due decreti attuativi.

Uno che prevede quali documenti occorre fornire per potere avere accesso ai rimborsi e l’altro che prevede quali modalità dovrà seguire il Consap per procedere ai rimborsi.

Quest’ultima questione è controversa ed è la vera causa della frenata in sede attuativa. Perché la Commissione europea nei casi di rimborsi condizionati dalla valutazione (attraverso tribunale, commissione dei 9 o arbitrato) vorrebbe un giudizio “caso per caso” assecondando i criteri del “miselling”, cioè della vendita fraudolenta singola, dove un operatore truffa un singolo cliente. Mentre le richieste di arbitrato portate avanti dal sottosegretario alle Finanze Alessio Villarosa vorrebbero una valutazione più generica, definita “violazione massiva”, laddove la truffa appartiene a un disegno strategico dall’alto che indistintamente ha danneggiato i clienti e che quindi genericamente dovrebbe prevedere in tutti i casi il ristoro delle somme sottratte con raggiro.

Giuseppe Scarcella

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