88 e 90 euro al mese: è quanto una famiglia veneta ha speso in media nell’anno scolastico in corso per la mensa di un figlio iscritto alla scuola rispettivamente dell’infanzia e primaria, rispetto agli 85 euro in media delle altre regioni.  Quella più costosa è la Basilicata (109€ mensili) mentre la più economica è la Sardegna (61€ nell’infanzia e 65€ per la primaria).

L’incremento rispetto alla precedente indagine, riferita al 2022/23, è stato di oltre il 3%, ma le variazioni sono molto differenti a livello regionale: in Calabria si registra un aumento di oltre il 26%, mentre in Umbria la riduzione più evidente di circa il 9%. In Veneto si registra un incremento inferiore allo o,50%.

A livello di singoli capoluoghi di provincia, sono le famiglie di Barletta a spendere di meno per il singolo pasto (2€ sia per l’infanzia che per la primaria) mentre per l’infanzia si spende di più a Torino (6,60€ a pasto) e per la primaria a Livorno e Trapani (6,40€).

Fra le città metropolitane, soltanto Roma rientra nella classifica delle meno care, con un costo a pasto per la famiglia “tipo” di circa 2,32€ in entrambe le tipologie di scuola.

Questi i dati che emergono dalla VII Indagine sulle mense scolastiche, con la quale Cittadinanzattiva ha preso in esame le tariffe di tutti i 110 capoluoghi di provincia sia per la scuola dell’infanzia che per la primaria.

Sul sito web di Cittadinanzattiva sono disponibili tutti i dati dell’indagine. La famiglia di riferimento è composta da tre persone (due genitori e un figlio minore), ha un reddito lordo annuo di € 44.200, con corrispondente ISEE di € 19.900. Nel calcolo della quota annuale del servizio di ristorazione scolastica si è ipotizzata una frequenza di 20 giorni mensili per un totale di 9 mesi escludendo eventuali quote extra annuali e/o mensili.

Blitz della Finanza in coop: muffa nel pane e formiche del dolce della mensa dei bambini – AltoVicentinOnline

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