La mascherina. Un oggetto indesiderato, detestato, perfino studiato per la paura che possa provocare danno alla salute e definito ‘museruola’ da chi proprio non ne vuole sapere di accettarlo come strumento di prevenzione per contrastare la diffusione del covid. Un oggetto che in Oriente si usa comunemente da tempo, ma che nel ‘modaiolo’ occidente ha causato scompiglio al pari della minigonna. Eppure c’è chi nella mascherina ha saputo vederci qualcosa di più. Non solo un capo d’abbigliamento, ma addirittura uno strumento per rilanciare la produzione della propria azienda, che proprio per il coronavirus si era dovuta fermare, realizzando mascherine in tessuti tecnici e pregiati, personalizzati o professionali.

E’ successo alla Ethel di Carrè, azienda di lingerie con 52 anni di storia ed una titolare, Wilma Crema, premiata di recente proprio per il suo impegno professionale. E’ il figlio Piepaolo Lovato ad aver visto nella mascherina una nuova potenzialità.

A 51 anni, al timone dell’azienda, è stato lui a mettersi a studiare materiali e tagli, per conciliare una produzione industriale in grado di fare business con un oggetto nuovo, sconosciuto, in bilico tra il dispositivo sanitario e un capo alla moda.

“Appena ho cominciato a produrle mi sono reso conto che avevo iniziato un po’ in ritardo, m se avessi iniziato subito avrei fatto numeri altissimi”, ha confidato, dicendosi soddisfatto di aver visto nella produzione delle mascherine la potenzialità di creare un business.

“A marzo stavamo consegnando la merce della primavera-estate, che avevamo prodotto a novembre, nella nostra azienda di pigiami, lingerie e city dress – ha raccontato – Poi ho chiuso un po’, perché vedevo timore nei miei collaboratori e volevo che si sentissero tranquilli, che non venissero a lavorare con la paura del virus. Poi ho deciso di puntare sulle mascherine”.

Ed è partito lo studio. Con taglio alla moda, materiali confortevoli e sufficientemente tecnici da poter anche essere professionali, personalizzate per acquirenti attenti e alla moda per essere indossate anche al lavoro, ad un cocktail o la sera. Per gli sportivi ha ideato persino le mascherine fluorescenti, che stanno andando a ruba.

“La mascherina può anche essere un accessorio piacevole, intrigante, che esprime la propria personalità o si abbina all’abbigliamento – ha sottolineato Lovato – Abbiamo una produzione molto dinamica, per noi è stato facile, una volta compresa la potenzialità del prodotto, convertire una parte del nostro business adattandolo alle esigenze del momento. Ne possiamo produrre di ogni tipo, anche su commissione, a prezzi competitivi e con tessuti selezionati”.

Il caso di Roma e le mascherine da migliaia euro

Ha fatto discutere nei giorni scorsi l’idea di tre giovani che hanno trasformato l’enoteca del padre in azienda che produce mascherine eleganti. Per tasche selezionate, tanto che esiste la ‘versione Briatore’ Che si vende al pubblico a oltre 2.100 euro. Cifra che ha fatto insorgere migliaia di persone sul web, che si son schierate prontamente su due fronti: da un lato chi considera la mascherina un oggetto alla moda, alla pari di scarpe, abiti, borse o occhiali, e che pertanto può arrivare ad avere un costo proporzionato al target della clientela finale. Dall’altro lato chi invece i ‘detrattori della mascherina’, che si limitano a considerarla un dispositivo sanitario di cui farebbero volentieri a meno e che non ne comprendono il valore ‘modaiolo’. Quel valore di cui proprio la Ethel si è fatta portavoce, con una produzione pret-à-porte accessibile a tutti e con, allo stesso tempo, un grande attenzione al valore sanitario che deve essere garantito.

‘Mascherina anche dopo il vaccino’

I vaccini contro il Coronavirus sono in dirittura d’arrivo, la Gran Bretagna ha bruciato le tappe iniziando la campagna di immunità ma uno dei quesiti che adesso ci si pone e se bisognerà indossare la mascherina dopo che ci saremo vaccinati.

Secondo il virologo Fabrizio Pregliasco, precauzioni come le mascherine «dovremo mantenerle finché non arriveremo all’immunità di gregge, che necessita il 60-70% di persone vaccinate» contro il Covid-19. Per il ricercatore dell’Università degli Studi di Milano, «la Gran Bretagna ha voluto, per motivi politici, bruciare tutti per mostrare la sua indipendenza, ma la signora» diventata famosa come la prima vaccinata «non è stata la prima. Bisogna ringraziare le decine di migliaia di persone che si sono sottoposte alla vaccinazione durante gli studi clinici».

di Redazione Altovicentinonline

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