L’andamento dei contratti stagionali in agricoltura, con un prevalere delle cessazioni rispetto alle assunzioni, determina nel terzo trimestre 2022 un saldo occupazionale negativo in Veneto per -6.200 posizioni dipendenti, rispetto alle +6.100 del 2021 e alle 2.000 in meno del 2019. La dinamica positiva registrata da industria e servizi compensa tuttavia il calo del settore primario sul fronte delle assunzioni: i 153.000 nuovi reclutamenti del periodo luglio-settembre sono infatti sullo stesso livello di quelli registrati nel 2021 e in crescita del +3,7% rispetto al 2019. Il mese di settembre, caratterizzato dalle dinamiche stagionali relative alle attività di vendemmia, è quello che determina il bilancio trimestrale, con un saldo negativo di 5.000 posizioni lavorative. Lo racconta la consueta analisi di Veneto Lavoro evidenziando che le cessazioni sono state complessivamente 159.000 nel trimestre (+8% sul 2021), la maggior parte delle quali dovute alla conclusione di contratti a termine. Le dimissioni, 50.200 nel trimestre e complessivamente 153.800 da inizio anno, rappresentano circa un terzo delle cause di risoluzione e sembrano essere un fenomeno in diminuzione rispetto ai primi mesi dell’anno. “Sebbene in rallentamento, le prospettive occupazionali permangono quindi positive se messe in relazione al difficile contesto internazionale caratterizzato dalle conseguenze della crisi energetica e dall’elevato tasso di inflazione”, dice Veneto Lavoro.

Scendendo nel dettaglio, continua la crescita dei contratti a tempo indeterminato (8.600 in più nel trimestre, con un incremento delle assunzioni del +17% sul 2021 e del +11% sul 2019), grazie soprattutto alle trasformazioni, cresciute del +36% rispetto allo scorso anno e del +8% in confronto al periodo pre-pandemico. Il tempo determinato perde 10.500 posizioni e registra un calo delle assunzioni pari al 4%, concentrato nel mese di settembre, mentre l’apprendistato risente dell’elevato numero di trasformazioni e segna un saldo negativo di 4.300 contratti in meno. L’andamento nei primi nove mesi dell’anno è positivo in tutte le province, tranne Belluno (-1.400). Le assunzioni si sono concentrate in aprile e maggio, soprattutto nelle province ache attirano turismo, Venezia e Verona: registrano i saldi più positivi, rispettivamente 23.000 e 26.300 posti in più da inizio anno. Più distanti, ma sempre in terreno positivo, gli altri territori: Treviso +7.700, Padova +7.100, Vicenza +5.100 e Rovigo +3.300. Il volume delle assunzioni è in netto incremento rispetto al 2021, con un massimo del +36% a Venezia e un minimo del +2% a Rovigo. Complessivamente, da inizio anno il mercato del lavoro veneto ha registrato +71.000 posti di lavoro dipendente: +16.000 nel settore primario, +18.000 nell’industria e +37.000 nei servizi. La domanda di lavoro è aumentata del 19%, con andamenti particolarmente vivaci per calzature (+59%), occhialeria, concia e turismo (tutti attorno al +40%), mentre l’agricoltura segna un -6%.

La ripresa dei movimenti in ingresso e in uscita ha determinato un lieve incremento della disoccupazione di tipo amministrativo: nei primi nove mesi dell’anno sono state presentate 96.600 dichiarazioni di immediata disponibilità (Did), +6,6% sul 2021. Il nuovo stock di disoccupati al 30 settembre è di 292.000 persone, cui si sommano 97.000 soggetti in sospensione perché occupati temporaneamente o che conservano la condizione di disoccupazione per ragioni di reddito, per un totale di circa 390.000 iscritti negli elenchi dei Centri per l’impiego. Tra i disoccupati prevalgono le donne (59%), gli italiani (74%) e le persone tra i 30 e i 54 anni (49%).

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