Nei primi mesi del 2021 in Veneto si e’ registrato un recupero dei posti di lavoro, per quanto l’occupazione si mantenga ancora lontana dai livelli pre-pandemici del 2019. Ad aprile il saldo occupazionale e’ positivo per 5.900 posti, e dall’inizio dell’anno gli occupati sono 18.900 in piu’. Le assunzioni sono pero’ il 34% in meno rispetto al medesimo periodo del 2019, e ad aprile il calo raggiunge addirittura il 43%, a causa delle limitazioni che hanno ridotto gli spostamenti per Pasqua. In calo anche le cessazioni, con un -765 di licenziamenti collettivi e un -61% di licenziamenti individuali, con una riduzione dello scadere dei contratti a termine, dovuta al fatto che sostanzialmente nel 2020 ne sono stati stipulati molti meno. Turismo e commercio, ancora soggetti a restrizioni, restano i settori piu’ colpiti e registrano un calo delle assunzioni rispettivamente del 78% e del 39% rispetto al 2019. Male anche editoria e cultura (-79%), servizi di vigilanza (-33%) e industria conciaria (-32%). Segnali incoraggianti arrivano ad aprila dai settori manifatturieri e legati alle costruzioni. Le province ad elevata propensione turistica sono ancora quelle che denotano le maggiori difficolta’: a Venezia si registra una flessione della domanda di lavoro pari al 18% rispetto al 2020 e del 61% rispetto al 2019, a Verona la contrazione e’ rispettivamente del 6% e del 35%. Il saldo del periodo gennaio-aprile e’ positivo in tutte le province venete tranne a Belluno, ma su valori comunque inferiori rispetto al 2019.

I dati arrivano dall’osservatorio di Veneto Lavoro, e a diffonderli oggi e’ l’assessore regionale al Lavoro Elena Donazzan dicendo: “Segnali incoraggianti si intravvedono sul fronte economico”. Le previsioni internazionali sono improntate ad una forte crescita, che coinvolgera’ anche il nostro Paese, e la ripresa interessa gia’ i maggiori settori industriali, a scapito di larghe fasce dei servizi che risultano ancora penalizzate, quali turismo e ristorazione. Per il Veneto, il Pil e’ visto in aumento del 5,5% nel 2021 e del 4,5% nel 2022″, segnala Donazzan, che esprime preoccupazione per “la forte inflazione e l’enorme rincaro delle materie prime, un combinato disposto che rischia di impoverire la societa’ e abbassare il potere d’acquisto di famiglie e imprese.

Agenzia Dire (foto di repertorio)

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