Lunedì 17 giugno scade il termine per il pagamento dell’acconto di IMU, TASI e TARI, imposte applicate dai Comuni sugli immobili, per i servizi indivisibili e per i rifiuti. E Confartigianato Imprese Vicenza, proseguendo un lavoro di monitoraggio iniziato nel 2012, ha voluto verificare anche per l’acconto di quest’anno l’impatto sulle aziende e se, rispetto al 2018, qualcosa è cambiato.
“Per le nostre imprese IMU, TARI e TASI, rappresentano una voce importante di bilancio, talvolta discriminante nella scelta dell’ubicazione dell’attività. Consapevoli che esse rappresentano anche per i bilanci dei Comuni una voce importante, crediamo sia però necessario un monitoraggio costante di queste imposte – commenta il presidente di Confartigianato Imprese Vicenza, Agostino Bonomo-. L’indagine effettuata mira, infatti, a capire quali sono i meccanismi che inducono le amministrazioni ad aumentare o diminuire il prelievo, sperando che non si vada a batter cassa alle imprese per sopperire a mancanze dei soliti ‘furbetti’, e come questa entrata venga poi redistribuita sul territorio anche in termini di servizi ai cittadini e alle stesse imprese”.
L’Ufficio Studi di Confartigianato ha perciò raccolto e dati e analizzato l’impatto delle tre imposte sulle micro e piccole imprese. I numeri di riferiscono a 76 (pari al 66,7%) dei 114 Comuni della Provincia, per un totale di 60.516 imprese coinvolte (pari al 72,8% del totale provincia). I comuni considerati sono quelli che hanno pubblicato entro il 12 giugno scorso sul sito del Ministero dell’Economia e delle Finanze le delibere di approvazione delle aliquote IMU e TASI e delle tariffe TARI.

Per l’analisi sono stati considerati sette “profili tipo” legati alle realtà artigiane e della piccola impresa: impresa software e ICT in ufficio (di 100 metri quadrati); parrucchiere-estetista (di 60 metri quadri); laboratorio di falegnameria (da 500 metri quadrati); impresa di autoriparazione (di 300 metri quadrati); un’impresa manifatturiera con capannone (di 1.400 metri quadrati); ristorante (da 200 metri quadrati); pasticceria-panificio (da 150 metri quadrati). Inoltre è stata considerata una media ponderata dei sette profili, basata sui pesi delle rendite catastali totali nel vicentino e delle categorie.

Un primo dato emerso è che il gettito della tassazione nel vicentino varia dai 2.087 euro di Roana (in testa ai Comuni virtuosi) ai 4.123 euro di Grisignano di Zocco (primo tra quelli che applicano una tassazione più elevata), praticamente il doppio rispetto al comune dell’Altopiano.

La buona notizia è che nell’ultimo anno la tassazione comunale per una piccola impresa è diminuita del 4,9% (pari a 174 euro), dato da un calo dell’8,3% di IMU (pari a 198 euro) bilanciato da un aumento dell’8,1% della TASI (17 euro in più) ed uno leggero aumento della TARI pari a +0,7% rispetto all’anno precedente (7 euro in più).

Quindi sono in calo dei prelievi per tutti i 7 profili tipi: si va dal -5,4% per impresa di parrucchiere/estetista (pari a 37 euro) al -3,3% del ristorante (pari a 114 euro).

I profili di imprese condividono anche dinamiche simili nelle singole tasse. Per l’IMU la dinamica è determinata da due fattori: un primo effetto è dato dalle aliquote per le quali si rileva un calo medio per una piccola impresa tipo dello 0,8%, al quale si aggiunge il più rilevante effetto della maggiore deducibilità dell’imposta che porta ad una contrazione dell’8,3% dell’importo per il 2019. Nel caso di TASI e TARI, invece, considerato che la deducibilità è rimasta invariata rispetto allo scorso anno, la dinamica degli importi è determinata solo dalle diverse aliquote stabilite nel 2019.

In questo senso, se quelle di IMU e TASI registrano un range che varia dal 5 al 10 per mille, la TARI risulta più soggetta a variazioni nella misura in cui a determinare il costo del servizio entrano fattori quali diminuzione/aumento dei rifiuti, diverso numero dei ritiri nei territori in cui si effettua il porta a porta. E così, solo il 21,9% del Comuni considerati ha mantenuto invariate le tariffe, mentre il 32,9% le ha ridotte e ben il 46,1% le ha aumentate.

Un cenno anche all’addizionale comunale all’Irpef coinvolta dallo sblocco nell’ultima legge di bilancio. Nel caso della provincia di Vicenza, 81 comuni (pari al 70,4% del totale) hanno già pubblicato, al 4 giugno, le addizionali sul sito del dipartimento delle Finanze. Bene 74 hanno confermato le aliquote degli anni precedenti, di questi 32 avevano già raggiunto l’addizionale massima dello 0,8%. Nei restanti 7 le amministrazioni hanno modificato le addizionali: una ha abbassato le aliquote, una ha aggiunto una soglia di reddito per l’esenzione, una ha aumentato la soglia di esenzione (avendo già l’addizionale massima), le restanti 4 l’hanno aumentata l’addizionale (una di queste raggiungendo l’addizionale massima). In conclusione, dei 49 comuni che hanno comunicato le addizionali Irpef e che avevano margine per alzarle, solo 4, pari all’8,2%, hanno effettivamente aumentato le aliquote addizionali comunali.

 a cura di Confartigianato

Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo su:
Stampa questa notizia