La nota rivista di economia Nord Est Economia ha realizzato un reportage molto interessante che mette a fuoco il lavoro che c’è dietro il successo e la fiducia di rinomati brand del Made in Italy. Di  questa realtà nata e cresciuta a due passi da noi ne parlano i colossi mediatici internazionali . E’ thienese la prima società dello Stivale, che certifica la maggior parte delle Dop: dal Grana Padano al Prosciutto di Parma, dalla Mela della Valtellina al Cioccolato di Modica. Si tratta della Csqa. Nata  negli anni Novanta e pionieristica nella certificazione dell’agroalimentare.

Nella sede principale  e nelle 13 filiali dislocate in Italia lavorano  270 superesperti , età media 37 anni, al 70% donne, con un bassissimo turnover,  affiancati da oltre 500 Auditor, che garantiscono la qualità nella produzione alimentare italiana.

Csqa svolge attività di certificazione, ispezione, assessment e formazione. Presente a livello capillare sul territorio italiano con 14 filiali, 30 milioni di fatturato, più di 250 dipendenti e 500 professionisti di riferimento svolge attività di Audit in 31 paesi nel mondo. Si tratta del primo Organismo di Certificazione in Italia nel settore agroalimentare, sia per quanto riguarda i controlli sui prodotti a denominazione riconosciuti dall’Unione Europea (72 prodotti DOP, IGP e STG controllati), i Sistemi di Qualità Nazionale e la certificazione biologica; sia per quanto riguarda le certificazioni volontarie, dalle norme ISO agli standard che supportano le aziende nei mercati europei ed internazionali come BRC, IFS, Global.G.A.P.

“Tutto  – raccontano i giornali più autorevoli, ma è storia di questo ‘gioiello di casa nostra’ – è iniziato con le oasi Plasmon, quando c’era la necessità di garantire qualità e sicurezza degli omogeneizzati alla frutta. E così il gruppo di alimentazione per l’infanzia si presentò a Thiene  dove in seno all’allora Istituto Lattiero-Caseario e delle Biotecnologie stava nascendo il primo e servizio di certificazione nell’agroalimentare in Italia. Da allora ad oggi Csqa ha assunto un ruolo cruciale per le tavole degli italiani, se si considera che il 60% dei prodotti alimentari vengono da loro certificati. Nel 2021 sono state certificate quasi 1,5 miliardi di bottiglie di vino, pari al 70% della produzione vitivinicola nazionale”.

“L’industria alimentare è un patrimonio meraviglioso per il nostro Paese, ma è molto frazionata –  spiega Pietro Bonato, Direttore Generale di CSQA a Economy  – per cui se certificare i processi e i prodotti che producono i grandi colossi sembra all’apparenza relativamente semplice, certificare i formaggi tipici significa, ad esempio, andare in giro per le mille valli italiane, incontrando centinaia di piccoli produttori che concorrono alla produzione di quel determinato prodotto… Pensate che per il Grana Padano DOP, prodotto di punta del Made in Italy, sono coinvolti nella produzione oltre 200 caseifici diversi! Che poi, in questo come in altri casi, fanno sistema attraverso i Consorzi di Tutela, ovvero la via italiana alla massa critica industriale”.

Per approfondire:

Il reportage, dalle oasi Plasmon al Grana Padano: è veneto il campione delle certificazioni – Nord Est Economia (gelocal.it)

 

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