Pioggia, grandine e malattie fungine: nonostante questo, la qualità delle uve è buona, “ma non eccezionale”, le rese produttive sono in aumento di qualche punto percentuale per quasi tutte le cultivar. Le quantità complessive sono in leggero aumento rispetto al 2022 per i principali vitigni e areali produttivi, vista anche l’entrata in produzione di nuove superfici vitate. E’ il quadro d’insieme che arriva dalla 49esima edizione del focus di Regione del Veneto e Veneto Agricoltura sulle previsioni vendemmiali in Veneto, nel Nord Est e nelle principali regioni vitivinicole italiane (Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna, Toscana, Puglia e Sicilia), in Francia e Spagna dopo una annata con tante “precipitazioni e difficoltà”. E per l’avvio della vendemmia c’è un generale ritardo di circa sette-10 giorni sulle consuete date: si inizia ufficialmente l’ultima settimana di agosto con la raccolta delle uve Pinot e Chardonnay per base spumante; Glera (Prosecco) il 15 settembre, Merlot il 17, Corvina il 20, Garganega il 25, per citare alcuni vitigni veneti. “Sempre di più- avverte il direttore di Veneto Agricoltura Nicola Dell’Acqua- dovremmo affrontare tematiche relative ad eventi meteorologici estremi: si ripresenteranno annate siccitose come il 2022 o particolarmente piovose come quest’anno. La viticoltura regionale e italiana sta dimostrando di essere in grado di affrontare queste situazioni climatiche che non sono neanche più dei cambiamenti, ma la realtà attuale”. Il problema principale di questa annata sono state le malattie fungine, “a cui i viticoltori hanno saputo rispondere bene, con ottimi risultati, grazie a trattamenti sempre più mirati e precisi”. Per questo in Veneto si attendono rese produttive e produzione complessiva in aumento, anche grazie alle nuove superfici vitate.
“Gli elementi che hanno caratterizzato l’annata sono stati l’instabilità climatica e le frequenti precipitazioni, anche a carattere grandigeno, e l’alta pressione delle malattie fungine, peronospora su tutti e in particolare nei vigneti a conduzione biologica”, conferma Patrick Marcuzzo del Crea VE di Conegliano.
Nelle aziende che applicano la difesa integrata, i danni da peronospora sono stati nell’ordine del -5/10% di perdita, mentre dove si pratica la coltivazione biologica sono state superiori, tra -10 e -20%. Superiore al 2022 anche l’incidenza di altre fitopatie come il Mal dell’esca e la Botrite, mentre la Flavescenza ha avuto un incremento meno significativo. La grandine ha colpito duramente diversi areali produttivi, con perdite anche il -20%.
Tuttavia, nel complesso, in virtù di una maggiore fertilità delle gemme e un maggiore ingrossamento degli acini per le buone disponibilità idriche, ci si attende un aumento delle rese produttive per la maggior parte delle varietà in tutte le province. E di conseguenza, considerando anche l’entrata in produzione di nuove superfici vitate, la produzione complessiva di uva raccolta in Veneto dovrebbe salire a circa 15,9 milioni di quintali, in crescita del +5/6%. Le previsioni vendemmiali nel Triveneto dicono che nella provincia di Belluno la produzione è sostanzialmente in linea con quella dello scorso anno (+2/3%), salvo nelle zone colpite da grandine. A Padova e Rovigo le previsioni sono più ottimistiche: si attende una produzione superiore del +10% rispetto al 2022 per le principali varietà.
Fanno eccezione, nella provincia di Rovigo, il Merlot, la cui resa dovrebbe essere invariata, e il Pinot grigio, per cui si prevede una -10% a causa degli estirpi dovuti agli attacchi di Flavescenza dorata.
Nella provincia di Treviso sarà maggiore la produzione di Glera (+10%) e caleranno i quantitativi dei vitigni a bacca rossa (-3/5%), più elevati per le varietà non Doc/Docg, non per questioni fenologiche e climatiche (fatte salve le zone colpite da grandine) ma per scelte imprenditoriali di prediligere l’impianto di vitigni a bacca bianca. A Venezia, ottima fertilità, numero di grappoli e ingrossamento degli acini fanno prevedere un aumento produttivo soprattutto per Glera e Chardonnay, mentre più stabile dovrebbe la produzione delle varietà a bacca nera, salvo gli areali colpiti dalla grandine.
Gli stessi effetti positivi, a cui si aggiunge l’entrata in produzione di nuove superfici vitate, si prevede sosterranno la produzione in maniera più significativa anche nelle province di Vicenza (atteso un aumento dei quantitativi raccolti di circa il +15% per tutte le varietà) e Verona (+10% circa per i principali vitigni coltivati e +5/7% per le varietà minori, sia bianche che nere). Nelle province autonome di Trento e Bolzano si prevede in una maggior produzione di circa il +10/15% per il meteo più favorevole rispetto al 2022 e per la produzione da nuovi vigneti.
Quest’ultimo aspetto ha invece inciso poco o per nulla in Friuli-Venezia Giulia dove la produzione è attesa in crescita del +5/10%, esclusivamente per l’andamento climatico, laddove non hanno colpito la grandine o la peronospora.

Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo su:
Stampa questa notizia