Alluvioni e siccità, frane, bombe d’acqua, uragani, territori devastati, boschi distrutti…come non sentire in queste che chiamiamo “calamità naturali” il grido di dolore della madre terra ferita dalla violenza continua, feroce, senza senso della nostra specie?

Piange la nostra madre terra per i suoi grandi polmoni verdi che stanno sparendo, per le sue creature violentate e massacrate ogni giorno, molte già estinte e altre sull’orlo dell’estinzione, piange per i suoi mari e la sua atmosfera sempre più caldi e inquinati e per il suo territorio coperto di cemento ed asfalto, piange per i suoi fiumi intubati e senza vita, piange la madre terra soffocata dai nostri rifiuti.

Il suo equilibrio, formatosi in milioni di anni è ormai compromesso.

Nei tristi giorni appena trascorsi milioni di alberi nei boschi montani e nelle nostre citta sono caduti, sotto la furia di un vento devastante, provocando purtroppo anche delle vittime, ma con la scomparsa di un bosco migliaia sono le creature che soccombono perché un’intero ecosistema viene profondamente ferito. Gli alberi caduti sono però anch’essi delle vittime e non certo la causa di tale disastro.

I boschi dell’Altopiano, mia terra natale, tanto cari a Mario Rigoni Stern, non ci sono più e con essi se n’è andato un pezzo importante della nostra storia e per di più nel silenzio assordante dei media nazionali; nel 1918 erano stati distrutti dalla guerra ora dalla forza del vento ma la mano che li ha colpiti è sempre quella dell’uomo, allora in modo diretto e ora in conseguenza dei cambiamenti climatici che noi abbiamo provocato.

Piangono gli alberi caduti, trascinando nella loro rovina altre vite, umane e non umane, travolti non solo dal vento ma soprattutto dalla nostra ignoranza e dalla nostra follia, e nel loro pianto si alza un grande grido di allarme: umanità fermati finchè sei in tempo!

Marta Frigo

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