Gentile direttore, Le scrivo per uno sfogo personale in tema sanitario. Non per parlare di mala sanità, tutt’altro. Ma perché si sappia che anche io, nel mio piccolo e pur essendo negativa, sono una vittima del covid e di tutti quelli che, malgrado i numeri testimonino l’assoluta validità dei vaccini, ancora si ostinano a non farseli. Contribuendo in questo modo ad intasare le terapie intensive degli ospedali, fermando medici e personale sanitario che, invece di operare me e restituirmi una vita migliore, mi tengono barricata in ospedale, in attesa di un intervento che al momento non si può fare.

Sono residente nell’Alto Vicentino, ma per mantenere la privacy mia e del personale medico che mi assiste con professionalità e dedizione, preferisco non dire dove sono ricoverata.

Il mio intervento era in programma da alcuni mesi. Si tratta di una cosa molto delicata, che potrebbe avere conseguenze critiche per la mia vita e per la mia autonomia e ha avuto necessità di una preparazione non solo fisica, ma anche psicologica. Serve però che ci sia un letto in terapia intensiva libero, a mia disposizione, nel malaugurato caso che io non riuscissi a farcela con le mie forze. Era tutto pronto.

Sono stata ricoverata il giorno prima che il dott. Flor (Luciano Flor, direttore generale della Sanità veneta) dichiarasse sospesi tutti gli interventi programmati e gli ambulatori. L’ho appreso dal primario, che col volto stanco e appesantito da una situazione ‘di emergenza’ che dura da ormai ben 2 anni, ha detto che non mi sapeva dire quando mi avrebbe operata. L’ho sentito vicino, l’ho visto deluso. Al suo fianco due infermiere con il volto scuro. “Non so più cosa dire a casa, ai miei figli, a mio marito”, mi ha detto la più giovane che si era attardata con me per misurarmi qualcosa. “Ho abbracciato questa professione come una missione, ma la gente davvero non capisce che cosa stiamo vivendo, i turni che abbiamo”. Avrei voluto abbracciarla. Il riferimento a chi sceglie di non vaccinarsi l’ho percepito subito.

Intanto me ne sto qui, senza nemmeno poter aprire una finestra e vedere nessuno dei miei cari. Aspetto. E continuo ogni giorno a preparami per l’intervento, fisicamente e psicologicamente. E spero con tutto il mio cuore non solo che l’operazione vada bene, ma anche che medici e personale sanitario tornino a lavorare serenamente. Ho sentito racconti incredibili. Dal no vax che insulta il medico che lo vuole salvare a quello che non riesce a respirare ma spiega ai professionisti che terapia devono fargli. A quelli che l’anno scorso erano definiti ‘eroi’ e oggi devono sopportare insulti di ogni tipo va il mio ringraziamento. Spero questa situazione finisca presto. Spero di essere operata presto, spero di tornare a camminare serena e di poter fare la terapia di recupero, per ricominciare a vivere. Spero lo possano fare anche tutti i nostri medici, gli infermieri e tutto il personale sanitario.

S.A., Thiene

Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo su:
Stampa questa notizia