Si è presentato ufficialmente a Schio come candidato sindaco della sua lista civica e correrà alle primarie del 6 febbraio con obiettivi precisi. Pietro Veronese, conosciuto per il suo passato politico ( è stato assessore nella giunta Berlato Sella) e per essere il presidente di Communitas (associazione che da anni si batte per fare piena luce sull’affare-ospedale di Santorso). E sceso in campo determinato a portare a Schio nuove politiche per la famiglia, un rinnovato sentimento di solidarietà e accoglienza, cultura, recupero dell’ambiente, soluzioni alternative per i rifiuti e sicurezza. Ma dovrà superare lo scoglio delle primarie del centro sinistra. Ha sei concorrenti da battere prima di iniziare ad ambire alla poltrona di primo cittadino scledense.

 

 

Veronese, quando e perché ha deciso di candidarsi a Sindaco?

La decisione è fresca. Volevamo unire il mondo delle liste civiche ma sui grandi temi strategici non abbiamo visto un candidato che ci desse garanzie sul lavoro svolto finora da Communitas. Attraverso un mini sondaggio nel mondo delle associazioni ho capito che valeva la pena provarci.

 

Che Schio vuole Pietro Veronese?

Voglio politiche concrete a favore delle famiglie. Bisogna fare scelte mirate per aiutare coloro che hanno sofferto della crisi, non solo la fascia bassa, ma anche quella media. Gli asili nido costano troppo e le spese non sono più sostenibili, i nuclei familiari hanno anziani a cui badare e bisogna analizzare il costo dello sport e delle attività. Voglio una città che abbia attenzione per la solidarietà e l’accoglienza, che sono risorse necessarie a garantire migliore qualità della vita. E poi serve maggiore sicurezza. Voglio lavorare per la cultura e i Campus degli istituti superiori, che devono rappresentare un volano di relazioni tra i luoghi e gli attori della cultura, di promozione culturale, e di relazioni positive tra il sistema industriale e artigianale le scuole e il sistema formativo. Per quanto riguarda l’ambiente e il territorio collinare bisogna recuperarli e valorizzarli perché sono una risorsa (anche lavorativa) per noi e per le generazioni future.

 

Che amministrazione sarà la sua?

Voglio un’amministrazione trasparente che partecipa, ascolta e coinvolge i cittadini. Bisogna lavorare per le scelte strategiche della città collaborando con i cittadini. Fare politica significa mettere in relazione le necessità della gente con il mondo dell’amministrazione e il risultato deve rispondere alle esigenze di tutti. I progetti devono essere condivisi, non calati dall’alto.

 

Che cosa non le è piaciuto dell’amministrazione Dalla Via?

Il tema dell’ospedale andava affrontato in modo diverso, bisognava informare la gente delle conseguenze a cui sarebbe andata incontro. Nella questione servivano più tenacia e determinazione. Non ho condiviso nemmeno le politiche ambientali. In tema di rifiuti, l’inceneritore non è la soluzione perché per mantenerlo dovrebbe bruciare un terzo delle immondizie del Veneto per i prossimi 30 anni. La questione del centro storico si è trasformata in una lotta tra amministrazione e cittadini, quando invece dovrebbe essere il centro della condivisione. E poi il ritardo nel finanziare i campus degli istituti superiori proprio non mi è andato giù.

 

Che cosa deve fare un amministratore per recuperare la fiducia del cittadino nei confronti della politica?

Bisogna collaborare e fare informazione. Gli amministratori devono calarsi tra la gente e confrontarsi quotidianamente. Bisogna superare il fossato tra politica e cittadini.

 

Che cosa pensa delle larghe intese?

Le larghe intese si fanno prima di andare a governare, non dopo. Si stabiliscono degli obiettivi che si condividono e poi si lavora direttamente su quelli.

 

Che cosa pensa di Matteo Renzi?

Renzi può essere una risorsa molto interessante per un Pd che aveva bisogno di un cambio di rotta e generazionale. L’Italia ha bisogno del Pd ma di un Pd diverso, con le idee chiare e non ambiguo.

 

Degli altri 5 candidati che correranno con lei alle primarie, chi teme e chi apprezza di più?

Onestamente non temo nessuno, perché ho le mie carte da giocare e ho dimostrato anche quando ero assessore di saper lavorare e di avere idee. Tra i miei ‘rivali’ considero Vanni Potente molto coraggioso e ho apprezzato la sua chiarezza.

 

Chi è il suo maestro nella politica locale?

Giuseppe Berlato Sella, anche se non ho condiviso le sue scelte sull’ospedale nuovo.

 

Della sua esperienza da assessore che cosa le ha lasciato il segno e le potrà tornare utile come sindaco?

Sicuramente tutto ciò che è legato al project financing dell’ospedale. Quando discuti di certe cose hai di fronte contemporaneamente i mali del tempo e la responsabilità verso i cittadini.

 

Si parla tanto di ricambio generazionale. Lei si considera un ‘volto nuovo’?

Non sono un vero ‘volto nuovo’ perché ho avuto esperienza in amministrazione, ma ho lasciato ricordi positivi. La mia parte di novità arriva dal fatto di non condividere l’amministrazione Dalla Via e di impegnarmi ad avere un atteggiamento diverso.

 

E’ stato difficile raccogliere le 150 firme?

 

Ci abbiamo messo 3 giorni, con solamente 2 serate e senza nemmeno una rete consolidata. Una bella soddisfazione.

 Anna Bianchini
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