Il giorno dopo è come uscire nel giardino di casa dopo che nottetempo è passata una tromba d’aria: i pezzi sono volati ovunque e qualche danno c’è. E’ questo lo scenario che attende il neo eletto sindaco Giampi Michelusi che come nel suo stile non si è dato a pazzi festeggiamenti, ma ha più volte ringraziato i suoi concittadini e quella famiglia che ad un certo punto oltre ai tappi alle orecchie ha dovuto indossare le bende agli occhi.

Impossibile contare la mole di post e commenti che ne hanno sfregiato ogni aspetto, compreso l’aspetto fisico. E pazienza se a farlo è una signora Maria qualsiasi che rappresenta, da privato cittadino, solo sè stessa: nel vortice di un gioco al ribasso ci si sono buttati in tanti, rivelando un’indole fatta di meschinità e bassezze che non dovrebbero essere proprie di chi si propone per rappresentare nemmeno l’assemblea di un condominio: figuriamoci una città. Certo, offese e derisioni hanno colpito un po’ tutti: facciamo però un distinguo. Se dico che quel candidato è disonesto e che la sua compagna è persona di dubbia moralità – edulcoriamo a favore di stampa – sto semplicemente denigrando. Se, al contrario, dico che un candidato si pone con scarsa disponibilità e promette l’impromettibile, sto facendo un’osservazione.

E se nel primo caso ho tutto il diritto di risentirmi e di volermi tutelare, nel secondo semplicemente dovrei imparare il dono dell’umiltà e dell’ascolto.

“Un grande musicista non è chi suona più forte, ma chi ascolta più l’altro”, diceva il maestro Enzo Bosso in visita al Parlamento Europeo nel 2018: quasi un riproporre – scomodiamo anche i santi – l’ascolto ‘umile’ invocato più volte da San Benedetto.

In questo forse la vittoria di Michelusi, che santo non è: la capacità nonostante una prima e solo superficiale disamina, di ascoltare senza troppe pretese la città. Di saperla rassicurare, di volare un po’ oltre il filo d’erba, di esserci oltre il giro in centro la domenica prima del voto.

E se anche Alberto Ferracin – di gran lunga il volto gentile di questa estenuante competizione elettorale – e in buona parte anche Manuel Benetti – tolti gli ultimi spot ossessivamente farciti della parola ‘sinistra’ – hanno dimostrato comunque grande fairplay, altrettanto non si può dire di tanti candidati consiglieri che sono sembrati schegge impazzite, fuori dal controllo del geometra ex Presidente della Pro Loco. Anche in questo, va detto, si sono distinte le truppe michelusiane: l’ordine del silenzio, social col contagocce e tanto yoga hanno pagato.

Tema a parte quello dell’affluenza: Thiene col suo 38,52% fa peggio di tutte le altre città venete al ballottaggio, tutte attorno al 45%. Non un trionfo, ma di certo una differenza che deve far riflettere. Sbaglia chi, ancora una volta, punta il dito solo contro Michelusi, appellandosi alla stanchezza di un elettorato divenuto allergico alla ‘cosa pubblica’ dopo 10 anni di Casarotto. Se così fosse, la possibilità di cambiare anche in modo radicale, gettando nel bidoncino dell’umido i resti di quel ‘minestrone’ dove – a onor del vero – ha mangiato anche qualche detrattore, c’era tutta.

Cinque candidati sindaco, 17 liste e 236 candidati consiglieri: neanche nei migliori ristoranti stellati il menù è tanto ricco.

Non resta quindi che interrogarsi, Sindaco compreso, sul futuro di una città che merita di essere recuperata e in parte rieducata alla partecipazione pubblica: non si trascuri che, sparsi tra le liste, ben 20 candidati consiglieri hanno preso un solo voto e addirittura 21 nemmeno quello. Viene da chiedersi – buttandola in caciara – se nel frattempo abbiano vinto al superenalotto e si siano trasferiti in qualche bianca spiaggia esotica: solo in questo caso potremmo dire che non sarebbero stati dei grandi candidati, ma avrebbero tutto sommato la nostra comprensione. E forse un pizzico della nostra invidia.

Auguri in primis al Sindaco, che faccia tesoro del meglio dei punti programmatici di tutti i suoi competitors: auguri ai componenti della Giunta che presto conosceremo e a tutti i consiglieri, di maggioranza e di opposizione: a voi il compito di farci dimenticare le miserie di una campagna che Thiene volentieri si sarebbe risparmiata. Passo dopo passo, con tanto impegno e presenza in città e nei quartieri. Un po’ meno, possibilmente, su facebook.

Marco Zorzi

 

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