Sorriso capace di illuminare qualunque posto si trovi. Semplice ed equilibrata, accetta le critiche con l’umiltà di chi vuole migliorarsi sempre e di chi sa che anche con i capelli bianchi, c’è una vetta sempre da scalare. All’abito da sera e ai tacchi preferisce il jeanz e le scarpe da ginnastica, che la fanno correre più in fretta da chi ha bisogno di aiuto.
Si è ritrovata a fronteggiare l’emergenza covid a pochi mesi dal suo insediamento come assessore, con delle deleghe molto impegnative ed un lavoro che spesso non appare ai cittadini ma che è diretto al mondo sommerso della sofferenza.
Anna Maria Savio, 55 anni, da sempre impegnata in parrocchia e nella difesa dei più fragili della società, insegnante, sposata e madre, è la rivelazione della giunta Casarotto.
Partita in sordina, non aveva nemmeno un’iscrizione a Facebook, ma ha capito il ruolo dei social quando, attraverso il proprio profilo, ha iniziato ad essere contattata da persone in difficoltà, che attraverso il web riescono a vincere meglio il pudore del disagio. Quel disagio che i veneti faticano ad esternare, ma che hanno imparato con la pandemia a manifestare per chiedere aiuto.
Un amministratore alle prime armi, ma che si è buttato facendo la parte del leone in un’emergenza non facile da gestire e per la quale tutti noi eravamo impreparati. Ha iniziato a portare i pasti a casa degli anziani, quelli che per primi si sono chiusi in casa perché più fragili dinanzi al ‘mostro’ covid, che poteva attentare alla loro vita. A darle forza in questi mesi in cui non si è fermata un attimo, il marito e la figlia, quella famiglia, che più di tutti crede in lei, quando le gambe sono stanche la sera, ma domani c’è da fare ancora di più. E’ il suo Amedeo a dirle che deve andare avanti perchè c’è chi ha imparato a contare su di lei.
“Non è stato facile all’inizio, mi sono data da fare chiedendo aiuto ai colleghi con i quali mi era più facile far capire quanto fosse per me complicato bussare alle porte di sconosciuti che reagivano alla pandemia nei modi più diversi. Chi con pudore, chi con bisogno di parlare anche di cose banali della vita, chi faceva fatica a chiedere che gli venisse portata la spesa a casa. Davanti ai doni che portavo loro, un fiore, un piatto di pasta offerto dai ristoratori thienesi, un giocattolo, un dolce, mi ritrovavo le loro mani nelle mie, che indossavo guanti e mascherina, inondata di grazie. Per giorni ho spiegato loro che non dovevano ringraziare me o il Comune che rappresentavo, ma che quello era un loro diritto in un momento di difficoltà”.
Tocca il cuore il racconto dell’assessore Savio, che si commuove descrivendo quello che ha vissuto durante la prima ondata di covid, quando in molti non sapevano come darsi da fare per rendersi utili. Ha distribuito mascherine con la Protezione Civile, con il collega Giampi Michelusi e con l’ex dirigente Luciano Torresendi, che nonostante la pensione non ha mai smesso di lavorare per la comunità thienese. Ha girato in lungo e in largo, a scovare chi non poteva uscire da casa perché contagiato dal virus con tutto il resto della famiglia. Pensionati reclusi con il rischio di deprimersi per la paura e l’ansia di non farcela. E ancora, famiglie numerose, con capifamiglia che avevano perso il posto di lavoro. Non ha dimenticato le donne a rischio violenza, che è andata a trovare puntualmente per accertarsi che il lockdown non andasse ad infierire su situazioni già delicate. Ho scoperto un mondo solidale, che mi ha consentito di portare nelle case sorrisi, parole di conforto, ma anche beni materiali, che in questo momento bisogna stare attenti a non fare mancare. Pasti caldi, pizze, cioccolatini, che i nostri commercianti hanno donato in gran quantità e nel silenzio di chi vuole pensare al prossimo senza farsi pubblicità. “Abbiamo avuto persino doni di vestiario nuovo, che sono stata ore a smistare per taglia, facendomi aiutare da altri volontari. Tutto questo grazie ai dipendenti dei servizi sociali e a quei colleghi che hanno rinunciato a sabati e domeniche in montagna per andare in giro ad aiutarmi”.
Anna Maria Savio, Giampi Michelusi e Luciano Torresendi hanno ripreso il loro lavoro e da sabato sono in giro per la città a fare visita a chi se li è ritrovati di nuovo nel pianerottolo di casa con le borse della spesa. I ristoratori l’hanno chiamata per consegnarle decine e decine di pasti di ogni tipo nonostante loro per primi abbiano subito dalla seconda ondata di covid un durissimo colpo per le loro attività.
“Sui social si legge rabbia, aggressività che sfocia spesso nella violenza – ha concluso Anna Maria Savio – Il mondo reale è un’altra cosa ed è ben più confortante. C’è gente buona, persone caritatevoli e piene di slancio che lasciano senza parole. Anziani, che nonostante l’ansia che stanno vivendo, non perdono l’entusiasmo per la vita e quando tu vai da loro per donare anche solo una parola che significa presenza, ricambiano con quello che hanno, che sia un centrino fatto all’uncinetto con le loro mani o un fiore raccolto dal vaso”.
Natalia Bandiera