Si è svolto ieri, al Ministero degli Affari Regionali, a Roma, l’incontro tecnico sui temi della tutela e sicurezza del lavoro e previdenza complementare, come previsto nell’ambito del negoziato avviato dalla Regione Veneto con il Governo volto a ottenere maggiori forme di autonomia sulla base di quanto sancito dal progetto di legge statale n. 43 approvato dal Consiglio regionale, recante “Iniziativa regionale contenente, ai sensi dell’art.2, comma 2, della legge regionale 19 giugno 2014, nr.15, percorsi e contenuti per il riconoscimento di ulteriori e specifiche forme di autonomia per la Regione Veneto, in attuazione dell’art. 116, terzo comma, della Costituzione”.
La Regione Veneto ha illustrato le richieste di autonomia specificando i contenuti e le richieste che intende avanzare.
In particolare è stato posto l’accento sul rafforzamento del sistema regionale dei servizi per il lavoro nonché delle funzioni regionali in materia di collocamento e di incentivi all’assunzione. La Regione Veneto ha sottolineato l’obiettivo di una maggiore integrazione tra le politiche attive del lavoro, attualmente di competenza regionale, e le politiche passive, oggi di competenza dello Stato.
E’ stato ricordato il modello veneto di integrazione dei servizi per il lavoro pubblici e privati che in questi anni ha garantito di assoluta eccellenza rispetto al benchmark nazionale: in particolare il tasso di disoccupazione al 5,9%, mentre il dato nazionale è al 10,6%, il tasso di disoccupazione giovanile 18,7% contro il 37,8% del dato nazionale, tasso di dispersione scolastica del 6,9% contro il 13,8% nazionale (il target europeo è fissato al 10% per il 2020).
Inoltre è stata chiesta la delega sulla vigilanza dell’osservanza delle norme di tutela sociale del lavoro, della sicurezza tecnica e dell’igiene del lavoro, illustrando le ragioni della richiesta legate alla necessità di potenziare gli organici, tenuto che rispetto agli altri territori il numero medio degli ispettori (dato ponderato) è inferiore rispetto al dato nazionale) nonché dettate dall’opportunità di una maggiore integrazione con il sistema di controlli sulla sicurezza dei luoghi di lavoro di competenza dei servizi della Aziende sanitarie venete.
E’ stata anche chiesta la delega in materia di gestione della cassa integrazione guadagni e della disoccupazione, ricordando l’esperienza che ha visto la regione gestire con efficienza dal 2009 sino ad oggi gli ammortizzatori in deroga, nonché la competenza a regolare i criteri di accesso agli ammortizzatori nel rispetto dei principi della legislazione statale. La Regione ha anche chiesto di valorizzare il proprio ruolo nella determinazione e gestione dei flussi migratori per ragioni economiche, nonché di subentrare nelle funzioni amministrative in materia di tenuta e gestione dell’Albo delle società cooperative.
Quanto alla previdenza complementare è stato chiesto il gettito dell’imposta sostitutiva sui rendimenti dei Fondi pensione riferito al territorio regionale al fine di finanziare interventi regionali a sostegno della diffusione su base territoriale della previdenza complementare, nonché la competenza a istituire fondi di previdenza complementare e integrativa a livello territoriale, sull’esempio della Provincia autonoma di Trento. Infine è stato chiesta l’istituzione di un fondo regionale per il sostegno delle responsabilità familiari mediante l’attribuzione dell’aliquota contributiva degli assegni per il nucleo familiare corrisposta dai datori di lavoro con sede nel territorio regionale.
Il sottosegretario Bressa ha ringraziato la Regione del Veneto per la puntuale illustrazione e ha sottolineato l’importanza di un ulteriore rapido confronto tecnico con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.
Per la Regione Veneto erano presenti oltre a Santo Romano, Direttore Area capitale umano, cultura e programmazione comunitaria, anche Alessandro Agostinetti della Direzione Lavoro, Francesco Zanluchi dell’avvocatura e Antonello Strusi delle risorse finanziarie.