di Fabrizio Carta

Sono le 2.15 di domenica otto marzo, Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, detto Giuseppi, ha firmato il nuovo Dpcm che dispone le ulteriori misure per il contenimento e il contrasto del diffondersi del virus Covid-19 sull’intero territorio nazionale e si appresta a presentare le decisioni del suo Governo.

In un paese normale, diffondere la notizia di notte servirebbe ad evitare scene di panico e di follia, di gente che salpa le ancora abbandonando le zone virtualmente confinate.

In Italia no, perché l’Italia non è un paese normale, In Italia la bozza inizia a circolare già nel pomeriggio precedente l’annuncio. Potevano scegliere di discuterlo in streaming, why not?

Cosa succede, quindi? Succede che naturalmente le mamme e le nonne del sud, incuranti della propria salute, chiamano figli e nipoti per invitarli a tornare a casa, non si è mai detto che una peperonata o una pizza con la ‘nduja non abbia curato un’influenza!

I pargoli impauriti, fatti preda delle notizie che nel frattempo dilagano su social, stampa e media, anticipando i piani del governo (e la bozza del decreto, così, pari pari come circolante tra le istituzioni), si fiondano nelle stazioni, in un moderno assalto alla diligenza “direzione ovunque”, purché vi sia in partenza un mezzo che conduca fuori dal confino.

Cari ‘emingrati’, io non vi critico, ma la scelta più facile quasi mai è quella più giusta.

Rimanere lontani è una scelta dura e difficile, ma secondo me è quella più onesta, forse l’unica possibile in questo momento, per tutelare i propri cari. Ma certamente la scelta di non partire è tanto difficile, perché è anche questione di cuore oltre che di cervello. Scegliere di stare lontani dalla propria famiglia, proprio in questi momenti, è di una violenza sovrumana, ve l’assicuro. Ma razionalmente chi lo fa è uno scellerato, anche se adesso è tanto dura rimanere razionali.

Far uscire la bozza del decreto ha alimentato l’isteria di massa. La bozza non doveva essere data alla stampa così irresponsabilmente, né in alcun modo dalla stampa doveva essere data in pasto alla gente. Anche questa è stata una gravissima mancanza di misura e di responsabilità; ma anche la stampa ha voluto dare prova della propria isteria. Quindi, dopo questa serie (evitabilissima) di errori, arrivano le scelte, quelle sbagliate. La gente non deve fuggire, rischiando di portare in giro il contagio.

Questa congiunzione di errori e di irresponsabilità rischia di rendere inutili tutti gli interventi del DPCM di stanotte.

Ma voi pensate che oggi, licenziato il decreto, la cosa sia finita? Ma assolutamente no! Perché il governo non dispone assolutamente nulla, “consiglia” di “evitare” ma non impone, al massimo “raccomanda”. Fortemente, sia chiaro.

Per cui l’esodo continua.

Adesso starete tutti pensando alle solite contrapposizioni, nord contro sud, bianchi contro neri, guelfi contro ghibellini, o – per rimanere in tema di contagi – cappelletti contro lanzichenecchi di manzoniana memoria.

Ma non è così, non potete immaginare quanto democratica sia l’isteria.

Non solo tanti teneri virgulti sono tornati a svernare presso la dimora avìta oltre la linea gotica, al caldo delle parmigiane di mamma o della pecora bollita di nonna, no, perché a fuggire dal confino sono state tante altre persone, verso lidi ancora più accattivanti: c’è stata la coppia che da Codogno è andata a fare la settimana bianca in Trentino, gli undici compari che da Lodi sono andati a farsi due birre al bar del comune vicino, o la famiglia che è andata a far prendere aria alla casa al mare in Toscana. Sì, proprio così, tutti fuggiti dal confino, tutti contagiosi, tutti dappertutto.

Sarebbe bello in questo momento potersi dire che è una semplice influenza, ma non lo è. Oggi serve «responsabilità»; purtroppo dobbiamo cambiare, almeno per qualche mese, il nostro stile di vita, ed adattarci alle nuove esigenze, limitare al massimo la vita sociale, perché il coronavirus è «un problema serio».

Siamo in stato di emergenza, e non possiamo permetterci di passare irresponsabilmente (termine che ritorna ogni volta che si associano politica e coronavirus), come qualche nostro politico ha fatto, dall’allegro aperivirus a sostegno di Milano città aperta, in pieno volemose-bbene style, all’annuncio del contagio in rigorosa diretta facebook; o da “Firenze musei aperti” a “Nardella sindaco di Firenze in autoquarantena”.

I provvedimenti sono certamente tardivi, carenti e incompleti, e fanno seguito a comportamenti dei nostri politici a dir poco superficiali e irresponsabili (il termine più edulcorato che mi viene in mente); però adesso tocca a noi prendere in mano il nostro futuro con tanto senso di responsabilità, ed usare le accortezze consigliate dalle autorità sanitarie.

Tra qualche mese certamente ne usciremo, e speriamo che tutti possiamo continuare ad insultarci, magari facendoci un po’ di esamini di coscienza, tutti disuniti come sempre, uno contro l’altro, ma tutti presenti ed in salute, più forti e più coglioni di prima.

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