“Da oggi la provincia di Vicenza si è inabissata”. E’ questa l’amara conclusione alla quale giunge il deputato leghista Filippo Busin, dopo i deludenti risultati della lista del Carroccio alle recenti elezioni provinciali, che si è portata in Consiglio solo 2 eletti su 16. “Non è che non esista più”, continua Busin, “semplicemente è stata sottratta al controllo democratico dei cittadini vicentini. Ora farà esattamente le cose che faceva prima con le stesse risorse e lo stesso potere, ma semplicemente non ne sapremo più nulla, come accade per i consorzi di bonifica e le camere di commercio che pure usano i nostri soldi ma sui quali non possiamo incidere democraticamente”.

 

Anche l’ex senatore leghista Paolo Franco ha una presa di posizione altrettanto decisa, ma mette il dito nella piaga della crisi, prima di tutto interna, della Lega: “Purtroppo la Lega vicentina ha perso, e male, la competizione per la Provincia, dopo 17 anni di buon governo. Non colpevolizziamo la nostra candidata Milena Cecchetto, ma chi ha gestito in questa pessima maniera il partito e che, naturalmente, oggi si nasconde dopo aver tramato, sconclusionatamente, a destra e sinistra”.

 

Vero è che il nome di Achille Variati ormai veniva pronunciato da mesi, mentre la Lega Nord vicentina si è dovuta affannare negli ultimi giorni per tentare il tutto per tutto candidando come presidente Milena Cecchetto, sindaco di Montecchio Maggiore. Mentre il Carroccio raccoglieva le ultime firme per ufficializzare la candidatura, Variati aveva già chiare le strategie e le alleanze.

 

Una rincorsa di un partito che, per quasi vent’anni, per vedere gli avversari aveva bisogno solo di girarsi indietro, mentre adesso non ha nemmeno tra i consiglieri provinciali la candidata a presidente, a causa del nuovo, contorto, sistema elettorale.

 

Antonio Mondardo, il Segretario provinciale fresco di nomina, simbolo dell’unità del Carroccio, parlando dell’esito delle elezioni, non si sbilancia: “Non lo ritengo un risultato negativo, perchè è dettato dai numeri che abbiamo. Paghiamo senz’altro la coalizzazione massiccia contro di noi. La battaglia era già difficile in partenza, questo lo sapevamo bene, ciò non toglie che il sistema di voto è stato essenziale per determinare il risultato. È una vera ingiustizia che la Cecchetto non sia nemmeno in Consiglio”.

 

Anche Andrea Cecchellero, sindaco di Posina, proprio non digerisce il sistema di votazione, che, ormai noto, da quest’anno è riservato solo agli amministratori locali e basato su un complesso sistema percentuale, a seconda degli abitanti di ogni comune: “Il vero problema è il voto ponderato”, afferma infatti Cecchellero, “che è poco rappresentativo soprattutto dei comuni della fascia montana, poiché favorisce la città di Vicenza. Ma se poi vogliamo parlare dei risultati nudi e crudi, con Variati al 63,7% e la Cecchetto al 36,3%, balza all’occhio che la vittoria di Variati non è stata un plebiscito.”

 

Giordano Rossi, sindaco di Velo d’Astico, rincara la dose verso il meccanismo del voto, che per capirci permette ad un consigliere di minoranza della città di Vicenza di contare 23 volte in più di un sindaco di un piccolo paese: “E’ una vera e propria follia normativa”, ammette Rossi, “senza la possibilità da parte dei cittadini di dare il loro parere. Se pensiamo che la Provincia ha senso che esista, questo non è certamente il sistema adatto”. E, come Cecchellero, anche Rossi tenta di mettere insieme i cocci del servizio buono: “Il voto mostra che c’è stata una protesta anche dei non leghisti verso Variati, di tutti quelli che avrebbero voluto una rottura”.

 

Maurizio Colman, ex Consigliere provinciale, si lascia alle spalle quelle che considera ormai inutili recriminazioni e, come Paolo Franco, punta l’indice con decisione verso la crisi interna del partito: “Il nuovo sistema di voto non è casuale. È stato creato per far sì che le province fossero governate dai sindaci delle grandi città, che sono tutte di sinistra. E questo sistema, apparentemente approssimativo, ha funzionato. Forse, come Lega, bisognava avere le idee chiare da subito e pensare magari di boicottare queste elezioni, e impegnarci maggiormente per avversare questa riforma della Provincia, nata durante il governo Monti, che ricordo era sostenuto da tutti i partiti fuorché dalla Lega”.

 

Michele Pesavento, ex vicesindaco di Zugliano, non ha dubbi: “Abbiamo fatto un mezzo miracolo per raccogliere le firme per la Cecchetto, ma abbiamo anche pagato questo sistema di voto che possiamo definire solamente “folle”. La Lega non poteva purtroppo competere con la grossa coalizione politica Pd, Forza Italia e Ncd messa in piedi da Variati, ma ci abbiamo provato fino in fondo, com’era giusto. Da parte mia auspico solo che si possa ritornare alle elezioni come prima, e che gli amministratori della Provincia siano eletti ancora col voto popolare”.

 

 

di Redazione Thiene on line

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