“Il 7 giugno 1970 si aprivano le porte delle sezioni elettorali per le prime elezioni dei Consigli regionali nelle Regioni a statuto ordinario: il primo grande passo costitutivo delle Regioni fu affidato agli elettori. La risposta che venne dal Veneto fu eccezionale e a dar vita alla Regione del Veneto furono ben 2.480.639 cittadini che si recarono al voto nelle due giornate di votazione, con un tasso di partecipazione del 94,6 per cento degli aventi diritto. Non dimentichiamo mai, anche in questi giorni in cui in maniera pretestuosa si cerca di procrastinare sine die il ritorno alle urne per il rinnovo dei Consigli regionali, che la fonte di legittimazione del potere è l’elettore, che sceglie chi deve guidare il bene comune”.
Roberto Ciambetti, presidente del Consiglio regionale del Veneto, ricorda il cinquantesimo anniversario delle prime elezioni regionali “che si svolsero in un clima socio-politico molto complesso e teso, segnato da timori per la tenuta della democrazia messa sotto pressione da spinte reazionarie, violenze e strategie estremistiche e stragiste, ma anche segnate da una grande speranza riformatrice riposta innanzitutto nel nuovo istituto regionale visto come strumento per modernizzare il paese, attivare il decentramento, abbattere la burocrazia e dare servizi ai cittadini e alle famiglie, colmando il gap infrastrutturale che ci divideva dall’Europa. Questa tensione animava la maggior parte degli elettori anche in Veneto dove non era mai venuta meno la memoria dell’antica autonomia e dell’alterità dell’esperienza storica della Repubblica di Venezia rivendicata e sbandierata anche in campagna elettorale nella primavera del 1970 da gran parte delle forze politiche. La partecipazione al voto nella nostra Regione vide la punta massima nella provincia di Rovigo, con il 97 per cento dei votanti, e si votò maggiormente nei centri con oltre 15mila abitanti dove in media si recò alle urne il 95,8 per cento degli aventi diritto. Primo partito, con oltre il 51,89 per cento dei consensi, la Democrazia Cristiana, che avrebbe poi espresso sia il presidente del Consiglio, Vito Orcalli mio primo predecessore, sia il veronese Angelo Tomelleri primo presidente della Regione. 50 i consiglieri eletti, 28 Dc, 9 Pci, 5 del Psi, 3 del Psu, 2 del Pli, uno ciascuno Psiup, Msi, Pri. Le speranze che i cittadini avevano allora riposto nella Regioni vanificate da feroci resistenze che ancora oggi bloccano e ostacolano l’iter previsto dalla Costituzione per l’autonomia e attivato dal Veneto sulla scorta del mandato popolare del voto referendario dell’ottobre 2017. Ma è anche vero che la Regione, come abbiamo visto in questi mesi – continua il presidente del Consiglio regionale – è riuscita ad amministrare al meglio la sua principale competenza, quella in materia sanitaria che occupa più dei due terzi del bilancio regionale, con un risultato di cui oggi andiamo tutti fieri: credo che i consiglieri eletti nella tornata del 7 e 8 giugno del 1970 sarebbero stati orgogliosi nel vedere il Veneto assunto a caso esemplare a livello internazionale, preso come modello da seguire nella gestione di una pandemia che ha messo, e sta mettendo, a dura prova i sistemi socio-sanitari anche nelle nazioni più avanzate. Come si sperava nel 1970, la Regione ha dimostrato di essere al servizio dei cittadini, capace nel momento più drammatico della nostra storia recente di fare ed essere squadra assieme al mondo delle ricerca scientifica, della professione medica e infermieristica, sostenuti da chi non ha fatto venire mai meno i servizi essenziali in uno sforzo comune straordinario. Questo è il Veneto che vince, questo è il Veneto che ricorda i 2,480.639 elettori che tra il 7 e l’8 giugno del 1970 posero la prima pietra della nostra Regione.
‘L’autonomia delle Regioni è democrazia’
“Siamo chiamati a una prova impegnativa: l’Italia ha le carte in regola per superare la sfida. Non vincerà da solo un territorio contro un altro, non prevarrà una istituzione a scapito di un’altra, ma solo la Repubblica, nella sua unità. Decisiva sarà la capacità di tenere insieme pluralità e vincolo unitari”. Lo afferma il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
“Il principio di autonomia, delle Regioni e degli enti locali, è alle fondamenta della costruzione democratica, perché appartiene al campo indivisibile delle libertà e costituisce un regolatore dell’equilibrio costituzionale”, ha detto ancora Mattarella che aggiunge: “La libertà dei territori e l’autonomia delle comunità sono un contributo all’unità nazionale, nel quadro di una leale collaborazione tra i diversi livelli istituzionali”.
“La stessa lotta alla pandemia ci ha posto di fronte a nuovi interrogativi su come rendere migliore il servizio ai cittadini ed evitare che conflitti e sovrapposizioni tra istituzioni possano creare inefficienze paralizzanti o aprire pericolose fratture nella società”.