“Canta che ti passa” recita un comune modo di dire: non passerà però senza conseguenze per Elena Donazzan la sua esibizione canora durante la trasmissione radiofonica “La Zanzara” in onda sabato scorso, durante la quale si è cimentata in qualche strofa di quel “Faccetta Nera” tanto caro al Duce ai tempi in cui anche l’Italia imperiale cercava un posto al sole nelle terre d’Africa.

Ma l’esperta Assessore all’Istruzione della Regione Veneto sarà caduta in una trappola dell’abile Cruciani noto per le sue trovate  provocatorie o lo ha fatto deliberatamente?

Quale sia la risposta, il polverone che si è alzato è diventato ormai un tornado con la notizia finita sulla stampa nazionale: c’è chi ne chiede le dimissioni immediate, chi si è attivato con raccolte firme contro la sua permanenza nello scranno assessorile di Palazzo Balbi. L’indignazione infatti è da attribuirsi in particolare al suo delicato ruolo di referente all’istruzione, ruolo per il quale data l’importanza dell’approccio con le giovani generazioni i suoi oppositori non la ritengono assolutamente più idonea.

Zaia: ‘Sono doverose le scuse’

Il Presidente Luca Zaia stesso ha preso le distanze e nella conferenza stampa di oggi ha così dichiarato: “Sinceramente non ho visto il fatto, so che ha partecipato al programma radiofonico in un contesto di una trasmissione che fa satira, che è molto informale ed easy rispetto all’impostazione. Quello che dico è che l’assessore si deve scusare quantomeno visto che stiamo parlando di ‘Faccetta nera’ che riprende purtroppo un periodo storico buio. E’ inevitabile che a molte persone abbia urtato la propria sensibilità. Ricordo che parliamo di un periodo di leggi razziali e di tutto quello che conoscete già, sapete inoltre le mie idee. Credo che siano doverose delle scuse, anche se credo che abbia già provveduto. Per il resto prendo atto delle richieste”.

Pd: ‘Vanno tolte le deleghe’

“Chi canta inni fascisti non può stare in un’istituzione e, peggio, fare l’assessore all’Istruzione. Abbiamo assistito sconcertati alla ‘performance’ di Elena Donazzan e presenteremo un’interrogazione a Zaia non solo per chiedergli di dissociarsi ufficialmente, ma per sapere se intende toglierle le deleghe, visto che lei non darà autonomamente le dimissioni. È un episodio gravissimo, purtroppo non il primo, che non può essere ancora derubricato a ricordo di infanzia o goliardata”. Ad affermarlo in una nota sono i rappresentanti del Partito Democratico Veneto in Consiglio regionale, con Francesca Zottis, il capogruppo Giacomo Possamai e i colleghi Anna Maria Bigon, Vanessa Camani, Jonatan Montanariello e Andrea Zanoni.

“È assolutamente fuorviante parlare di libertà di pensiero e libertà delle persone come ha fatto la Donazzan per difendersi dalle accuse, perché il fascismo fu esattamente l’opposto: odio, razzismo e sopraffazione, il periodo più buio della storia d’Italia. La Giunta – concludono i consiglieri – prenda le distanze, ma lo faccia sul serio, non a parole. Come può ricoprire il ruolo di assessore all’Istruzione chi rivendica le proprie simpatie per il regime fascista? Che messaggio mandiamo alle nostre ragazze e ai nostri ragazzi?”

Se possibile ancor più netto il pensiero affidato da Chiara Luisetto, Responsabile Nazionale del Dipartimento Cooperazione PD, alla sua pagina social: “Elena Donazzan non è nuova ad esternazioni come questa e non ha mai perso l’occasione di tacere sulla sua nostalgia del periodo fascista. Qui non si tratta di libertà di pensiero e parola, ma del reato di apologia di fascismo. Come può rappresentare gli insegnanti e le scuole venete? Come può dare parola ai valori costituzionali quando è orgogliosamente legata agli anni più bui e violenti del nostro Paese?
In un momento nel quale serve sobrietà, abnegazione, massima cura della formazione, lei ha in testa questo, per darsi una visibilità che dovrebbe cercare altrove, nel lavorare per l’eccellenza dei centri professionali ad esempio e nel promuovere progetti che diano opportunità di lavoro ai ragazzi. Il giuramento sulla Costituzione italiana non è negoziabile e se non lo onori, con i valori che questo porta con sé, ti dimetti o…vieni dimessa. Chiedere le sole scuse non basta e, sinceramente, non è credibile. Ci sia il coraggio di andare a casa”.

‘C’è differenza tra Faccetta Nera e Bella Ciao’

Arturo Lorenzoni, il principale sfidante di Zaia alle Regionali di settembre, ha invece commentato l’accaduto ancora nella prima mattinata ospite della trasmissione radio “Il macchiatone” quotidianamente guidata dal popolare conduttore Barry Mason: “Mettere sullo stesso piano Bella Ciao e Faccetta Nera passandoli indistintamente per comune patrimonio in eredità agli Italiani non è accettabile: è ben diverso ricordare chi ha lottato per la libertà da chi si è prodigato per togliere diritti e togliere la democrazia nel nostro Paese”.

Concetti ripresi e rimarcati con fermezza nel comunicato che l’Anpi vicentino ha diramato nel pomeriggio: “Nei giorni in cui le venete e i veneti sono preoccupati per la violenta ripresa della pandemia ed emergono le carenze e i limiti della gestione della crisi sanitaria e sociale da parte della Regione, l’assessora, che si dovrebbe preoccupare di rispondere alle studentesse e studenti che protestano per il mancato rientro in classe in sicurezza, trova il tempo per partecipare ad una trasmissione radiofonica nazionale per tessere lodi al fascismo, confermando le sue note posizioni. E, senza pudore, a chi la critica risponde che ci sono cose più importanti da fare. Allora le faccia, assessora, è lì per questo”.

Nel frattempo anche le principali piattaforme social hanno deciso di censurare Elena Donazzan, bloccandole temporaneamente gli account: proprio come avvenuto negli States per Trump, da Facebook a Instagram, passando per Twitter di lei nel web non c’è più traccia.

Non fosse per gli scatenatissimi simpatizzanti da una parte e detrattori dall’altra che non hanno perso l’occasione per ‘darsele’ di santa ragione: decenni da quell’unificazione tanto travagliata che ancor oggi scalda gli animi. E le dita sulle tastiere.

La sua difesa: ‘Se qualcuno si è sentito offeso, me ne scuso’

‘Sto subendo minacce ed insulti: pazienza, non è la prima e non sarà l’ultima volta, non accetto però lezioni sull’approccio che l’Italia tutta dovrebbe avere sui temi relativi al secondo conflitto mondiale. Un periodo da consegnare definitivamente alla storia per ottenere una reale ed effettiva pacificazione nazionale” – ha detto l’assessore all’Istruzione, finita nel tritacarne mediatico –  “assicurando dignità di memoria a tutti coloro hanno sacrificato la propria vita durante la guerra civile tra il 1943 ed il 1945 . Se a sinistra, tra i pochi che condividono questa necessità, qualcuno si è sentito offeso, me ne scuso.  A tutti quelli, invece, che non vedono l’ora di sfruttare certe strumentalizzazioni per ribadire odio e livore  non ho nulla da dire. Sarebbe inutile. Ora passo e chiudo, perchè da assessore della mia amata terra, il Veneto, ho cose molto più importanti di cui occuparmi”.

 

Marco Zorzi

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