“Stando alla bozza della manovra, dal Governo nazionale non c’è da attendersi alcun nuovo investimento per la salute delle persone. I due miliardi di aumenti sono infatti a malapena sufficienti per coprire per qualche mese i rincari energetici. Ma nulla di più. Non c’è all’orizzonte alcuno spazio per il rilancio del sistema sanitario”. Il giudizio viene dal gruppo del Partito Democratico in Consiglio regionale del Veneto; in particolare, Anna Maria Bigon, Vicepresidente della Commissione sociosanitaria, chiede alla Giunta Zaia “In vista dell’approvazione del bilancio, se e come pensa di compensare questa voragine. Soprattutto considerando che il Veneto ha l’assoluta necessità di investire per il rafforzamento del personale e dei servizi”.
Francesca Zottis incalza sul fronte dell’assistenza: “Vogliamo sapere quando la Giunta intende pagare alle Rsa la differenza tra i 49€ e i 52€ che ha deliberato per le impegnative di residenzialità con l’unificazione del primo e secondo livello. Oltre 12 milioni di euro che al posto di essere nelle casse vuote delle case di riposo sono ancora in quelle della Regione, con tutti i problemi che le Rsa hanno in termini di liquidità. Tante promesse ma pochi fatti”.
“Mentre il Veneto registra da tempo un’emorragia di medici, in fuga ed esasperati delle insopportabili condizioni lavorative che giorno dopo giorno devono affrontare come dipendenti della sanità pubblica, la Lega, ormai strutturalmente romana e nazionalista, sostiene la proposta di Flat Tax in salsa meloniana: un congegno fiscale pensato in spregio al principio di progressività redistributiva fissato dalla Costituzione, che farà alleggerirà la tassazione in favore dei medici che sceglieranno di lavorare a gettone, in libera professione?. Così la consigliera regionale di Europa Verde Cristina Guarda che aggiunge: “Già vengono pagati anche 1000 euro a turno, mentre i colleghi dipendenti della sanità pubblica ne guadagnano poco più del doppio al mese, ma se si aumenta così la forbice, non basterà alcuna promessa di aumento di stipendio per trattenerli di fronte ad un trattamento davvero impari”.
“Mentre festeggiamo gli 80 euro al mese – prosegue la consigliera – in più in busta paga di 3200 infermieri e Oss veneti (buona cosa, ovviamente, un inizio, spero), forse potremmo essere onestamente interessati a rendere attrattivo il ruolo del medico in ospedale, in termini di possibilità future, sicurezza sul luogo di lavoro, non svendendosi alle promesse elettorali, magari senza aver valutato gli impatti sui servizi essenziali? Come si fa a sostenere il primato di una sanità pubblica veneta al cospetto di una flat tax degli alleati di governo, e di maggioranza in regione, che avrebbe come esito finale l’accelerazione della fuga dei medici dalle strutture pubbliche? Un altro passo a favore della sanità privata? Mi auguro che il Presidente Zaia e l’Assessora Lanzarin si battano contro questa prospettiva di voragine, a meno che non vogliano risvegliare i fasti della leghista quota 100 e l’assenza di turn over nelle strutture”, conclude Guarda.
Comunicato Stampa